Buone novelle laiche

Non solo clericalate. Seppur spesso impercettibilmente, qualcosa si muove. Con cadenza mensile vogliamo darvi anche qualche notizia positiva: che mostri come, impegnandosi concretamente, sia possibile cambiare in meglio questo Paese.

La buona novella laica del mese di giugno è il pronunciamento Corte dei Conti che ha condannato l’ex dirigente sanitario lombardo Carlo Lucchina (in quota Comunione e Liberazione) a versare 175 mila euro per aver negato l’interruzione dei trattamenti che tenevano in stato vegetativo Eluana Englaro. La Regione Lombardia era già stata condannata nel 2017 a risarcire quella cifra alla famiglia Englaro, che ora la Corte dei Conti chiede a Lucchina, responsabile all’epoca. Per i giudici egli ha agito in «violazione dei propri doveri di servizio» secondo una «concezione personale ed etica del diritto alla salute», «frutto di una personale e autoritativa interpretazione del diritto alla vita e alla salute». Un pronunciamento che in maniera implicita riconosce quanto la concezione cattolica integralista abbia pesato sulla questione. E che infatti desta «stupore» (titola il quotidiano dei vescovi Avvenire) tra lobby cattoliche, clericali assortiti e ciellini ostili ai diritti e all’autodeterminazione sul fine vita e non solo. Nonostante le sentenze della Cassazione, della Corte d’appello di Milano e del Tar tra 2007 e 2009, la sanità lombarda non rispettò i diritti della famiglia Englaro, obbligandola a portare Eluana in una struttura sanitaria di Udine per interrompere lì i trattamenti. Con costi e disagi non solo emotivi e personali ma anche pubblici, in termini finanziari e di negazione dei diritti.

Il presidente dei senatori democratici Francesco Boccia ha annunciato che il ddl firmato da Alfredo Bazoli (PD) sul fine vita, per una riforma che regolamenti il suicidio assistito in Italia, tornerà in aula. «Sul fine vita ci siamo», ha dichiarato: «Do atto al presidente del Senato Ignazio La Russa di aver chiesto ai presidenti dei gruppi di maggioranza di essere conseguenti con il nostro Regolamento», «quindi c’è un’intesa tra tutti affinché il ddl di Bazoli sul fine vita arrivi in Aula il 17 settembre». Boccia riconosce a La Russa di aver «anche manifestato la sua sensibilità sul tema» e chiarisce che «le opposizioni sono tutte unite e compatte sul tema». Ogni due mesi, spiega il senatore, verranno calendarizzati provvedimenti che hanno le firme unitarie dell’opposizione, tra cui quello di Giuseppe De Crisfofaro (AVS) sull’educazione all’affettività e di Julia Unterberger (SVP) sulla parità di genere.

La consigliera della Regione Marche Manuela Bora (PD) ha presentato un’interpellanza per garantire l’accesso all’interruzione di gravidanza che incontra molti ostacoli, come denunciato dai movimenti per i diritti delle donne. Dal canto suo l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini, contestato dai movimenti, ha dichiarato che «c’è la massima sensibilità nel garantire a tutte le donne la piena fruibilità della legge 194» e menzionato il decreto di attuazione del Pnrr approvato ad aprile dal Senato, che però facilita l’infiltrazione delle associazioni integraliste no-choice nei consultori. Le associazioni femministe e per i diritti civili hanno manifestato con un sit-in, denunciando l’atteggiamento delle istituzioni regionali. Alla mobilitazione si è unito il Partito Democratico, con la partecipazione delle delegate dell’assemblea nazionale delle Donne democratiche, Saura Casigliani per la segreteria nazionale del partito e i componenti del tavolo regionale per le Pari opportunità.

Ai Pride in varie città d’Italia che si sono concentrati nel mese di giugno hanno partecipato anche esponenti politici, in particolare di centrosinistra. Alla manifestazione di Roma hanno preso parte tra gli altri il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, la segretaria PD Elly Schlein e il deputato dem Alessandro Zan, nonché Riccardo Magi di Più Europa.

Alcuni esponenti politici hanno risposto alle dichiarazioni ostili al Pride di Palermo espresse da parlamentari di centrodestra. Come Alessandra Maiorino (Movimento 5 Stelle), che in una nota ha denunciato: «le parole di Varchi – la deputata di Fratelli d’Italia che aveva garantito che «nessuna delle rivendicazioni del Pride diventerà mai legge» – smascherano definitivamente il disegno dell’estrema destra al governo: fomentare l’odio verso la comunità Lgbtqia+ attraverso una criminalizzazione indiscriminata e infondata. Varchi sa bene che il 90% delle coppie che accedono alla gravidanza per altri sono etero, quindi mente consapevolmente, ed è gravissimo. Quello che invece davvero non sa è che il Pride è un luogo di libertà inclusiva per tutte e tutti, all’opposto di quel modello unico e asfissiante cui aderisce lei, che vorrebbe riportare l’Italia all’età della pietra».

Non manca qualche (sparuta) voce dal centrodestra a difesa delle rivendicazioni lgbt. L’assessore siciliano alle Attività produttive Edy Tamajo (Forza Italia), rispondendo alle polemiche sul Pride di Palermo, ha detto che la manifestazione «non ha colore politico, è un momento fondamentale per rivendicare i diritti di tutti indipendentemente dall’orientamento sessuale, dall’identità di genere o da qualsiasi altra caratteristica personale». Inoltre ha invitato a partecipare e ringraziato «gli organizzatori e tutta la comunità Lgbtqia+ della città che lotta per una città meno violenta e più moderna».

Da segnalare il sottosegretario leghista all’Economia Federico Freni che, intervenendo a un incontro a Taormina, ha esposto posizioni più laiche della media del suo partito su temi come aborto e fine vita. «Purtroppo sui diritti la politica ha paura e questa è una cosa che da politico un po’ mi vergogno», ha ammesso. «Noi sappiamo tutti che nel 2024 la fattispecie del fine vita va disciplinata, perché il Parlamento è fermo? L’aborto, il divorzio, che sono diritti sacrosanti entrambi. Come li abbiamo disciplinati», si chiede. «Con enormi sforzi dei parlamenti di quel tempo che sono stati poi combattutissimi con referendum abrogativi, perché purtroppo, e sottolineo purtroppo, i diritti seguono l’evoluzione del costume della società e la politica è l’ultima che si accorge dell’evoluzione del costume». «La storia politica del paese», ha aggiunto, «ci dimostra che la classe politica tutta, dall’estrema Sinistra all’estrema Destra del Parlamento, ha una dannata paura di legiferare sui diritti. Quando lo fa si trincera dietro il referendum come è successo su aborto e divorzio».

Alcuni politici rispondono alle dichiarazioni imbarazzanti dell’assessora regionale veneta all’Istruzione Elena Donazzan sui matrimoni misti «fra donne cattoliche e uomini musulmani» che «possono essere un facilitatore delle infiltrazioni del terrorismo islamico» e sul pericolo di “scristianizzazione” dell’Italia. La deputata dem Ouidad Bakkali spiega: «La competizione Vannacci-Fdi sta generando dei mostri. […] È allucinante che chi sta governando nel nostro paese si affianchi a persone che pronunciano frasi razziste e xenofobe che sembrano provenire dal medioevo». Dal canto suo Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia Viva, afferma: «Non si può pensare di governare un paese con una classe dirigente che ha nei luoghi comuni e, peggio ancora, nei pregiudizi le basi della propria identità politica».

Dure reazioni dalla politica all’intervento del governo Meloni, che ha presieduto l’ultimo G7 svoltosi in Italia, per cassare dal comunicato finale del Gruppo dei 7 le menzioni a temi come aborto, orientamento sessuale e identità di genere. Carla Taibi, tesoriera di Più Europa, ha denunciato come l’intervento dell’esecutivo nel G7 non sia isolato: «un esempio evidente è l’introduzione nei consultori di rappresentanti pro vita, un tentativo di dissuadere le donne dall’abortire». «È chiaro che, nonostante le premesse, le politiche di Meloni stanno progressivamente erodendo i diritti di tutti e delle donne in questo caso, rendendo l’accesso all’aborto sicuro e legale sempre più complesso, se non impossibile», ha aggiunto. Anche altri esponenti politici, anche a livello Ue, hanno protestato e si segnalano i malumori in particolare da Paesi come Francia e Stati Uniti. Il parlamentare europeo dem Alessandro Zan ha denunciato: «È il G7, non Atreju. Utilizzare la presidenza italiana del più importante forum intergovernativo per attaccare i diritti delle donne è gravissimo. Questo G7 si apre nel peggiore dei modi per l’Italia e la sua credibilità». Da Alleanza Verdi Sinistra Elisabetta Piccolotti fa notare: «Probabilmente il governo non vuole un riferimento così forte perché in Italia non c’è un accesso effettivo all’aborto in tutti i territori». «C’è una percentuale di obiettori che rende in molte province italiane impossibile effettuare l’interruzione di gravidanza», ha aggiunto, «Sancire il principio dell’accesso effettivo e sicuro all’aborto significherebbe rivedere i servizi italiani. In Aula tra poco prenderemo parola per chiedere chi è che ha chiesto di togliere questo riferimento e per quale ragione». Gilda Sportiello (M5S) parla di indiscrezioni «pericolose»: «È stato eliminato il punto riguardante l’accesso sicuro ed effettivo all’aborto. C’è un attacco globale contro i diritti, c’è un attacco diretto ai nostri corpi. Il diritto all’aborto è diritto alla salute, diritto all’autodeterminazione, diritto di scelta sulle nostre vite. Continueremo a combattere e non ci fermerete».

La Corte di Giustizia europea riconosce la legittimità delle richieste di asilo per le donne, minori comprese, che hanno idee in linea con i principi occidentali sulla parità di genere. Per i giudici infatti ciò può rappresentare un motivo di persecuzione nei Paesi d’origine, consentendo quindi la richiesta dello status di rifugiato. In particolare se queste donne dopo aver soggiornato in uno Stato europeo per molto tempo formano la propria identità sulla base di questi principi e vogliono continuare a beneficiare di questi diritti. Il caso riguarda due adolescenti di origine irachena che, dopo aver soggiornato dal 2015 per lungo tempo nei Paesi Bassi, volevano rimanere. Nonostante i dinieghi delle autorità, hanno continuato a reiterare le domande di asilo, facendo anche notare che sarebbe stato difficile ormai reinserirsi in un contesto sociale come quello dell’Iraq.

Un sondaggio dell’istituto Swg, commissionato dall’Associazione Luca Coscioni in vista delle elezioni europee, ha evidenziato le posizioni laiche dell’opinione pubblica italiana su temi come aborto, sessualità e fine vita. Anche l’elettorato delle formazioni di centrodestra – note per un approccio molto conservatore e clericale – tendono ad avere idee più liberali rispetto alla linea dei partiti. L’accesso all’interruzione di gravidanza va ulteriormente garantito per il 62% degli elettori di Fratelli d’Italia, per il 61% di quelli della Lega e per il 78% di quelli di Forza Italia. E in generale il 69% degli italiani vuole allargare i diritti della legge 194, mentre solo il 12% vuole restringerli. Solo una minoranza tra gli elettori della destra non considera l’aborto un diritto: il 26% per Forza Italia, il 29% per la Lega e il 36% per FdI. Il 55% degli italiani vuole agevolare l’aborto farmacologico, tra cui molti devi votanti di Fratelli d’Italia (49%), Lega (48%), Forza Italia (65%). Per quanto riguarda l’accesso alla procreazione assistita per le donne single, è contrario solo il 16%. Anche nel centrodestra il tema è dibattuto, con elettorato quasi diviso a metà tra sì e no: tra i leghisti abbiamo un 46% di contrari e un 45% di favorevoli; in Fratelli d’Italia il rapporto è 49% e 41%; tra i forzisti i sì arrivano al 52% e i no al 41%. Pure sulla gestazione per altri il parere degli elettori di destra è più sfumato rispetto alla granitica posizione proibizionista del governo Meloni. Vogliono sì escludere la pratica commerciale ma disciplinare forme solidali di gpa il 48% di FdI, il 57% dei leghisti e il 67% di FI. Il 46% degli elettori di Forza Italia è anche contrario alla proposta di rendere la gestazione per altri “reato universale”. Sull’autodeterminazione per il fine vita il consenso è larghissimo tra gli italiani: l’84% vuole una legge che garantisca questo diritto (tra cui l’83% dei votanti di Forza Italia e di Fratelli d’Italia e il 77% di chi vota Lega).

Alessandra Mussolini, esponente di Forza Italia già europarlamentare (non rieletta però nell’ultima tornata), ribadisce le sue posizioni liberali sui diritti civili. Intervista da La Stampa ha detto che il governo Meloni è rimasto indietro rispetto alla società e che la Costituzione deve tutelare le donne. «L’anno scorso l’Italia ha posto il veto in Consiglio europeo sul regolamento che uniforma le procedure di riconoscimento dei figli in tutti gli Stati dell’Unione, di modo che i bambini nati in famiglie omogenitoriali vengano automaticamente riconosciuti come figli di entrambi i genitori, cosa che avviene in tutta Europa ma non da noi: da noi, il genitore non biologico deve adottare il bambino», denuncia. Per Mussolini questo è assurdo, tanto quando il fatto che nemmeno le persone single possano adottare. «Gli italiani non godono di diritti che altrove sono consolidati, quindi, se anche il governo non ha fatto passi indietro rispetto alle nostre leggi, è rimasto indietro rispetto all’evoluzione della nostra società e indietrissimo rispetto all’Europa, di cui fa parte», ha aggiunto: «In campagna elettorale, più che sentire parlare di questo, ho sentito cose invereconde sull’aborto», come «l’importanza di indurre il ripensamento nelle donne che decidono di abortire. Anche se è stato detto in termini più gentili». Per l’esponente forzista «dovremmo affrontare, invece, la questione dell’obiezione di coscienza, che è una violazione del giuramento di Ippocrate ed è, soprattutto, pericolosa per chi decidere di interrompere una gravidanza: allunga i tempi per farlo e aggrava il peso psicologico che può derivarne». Sulla libertà di accedere all’aborto, inserita nella Costituzione francese, si dice possibilista: «l’aborto è una libertà individuale, ma è pur vero che garantirla in Costituzione significherebbe rendere anticostituzionali gli obiettori di coscienza. Sarebbe un ottimo escamotage». Difende comunque Forza Italia, che «ha comunque una visione laica e inclusiva, io ho sempre detto quello che penso e non ho mai ricevuto pressioni». «Il Pd non è un partito particolarmente coraggioso in tema di diritti. Al parlamento europeo sono stata io a porre il problema dell’identità di genere, mica la sinistra», rivendica, ricordando anche il sostegno al ddl Zan.

In un’altra occasione, intervistata da Radio 24, Mussolini ha detto la sua sulla mancata approvazione in Italia di riforme sui diritti civili. Ha spiegato che «ci sono influenze religiose molto importanti» e rivelato che durante il governo Berlusconi II gli emendamenti alla legge 40 sulla fecondazione assistita, approvata nel 2004, passavano al vaglio dei vescovi. All’epoca era deputata di Alleanza Nazionale e seguiva l’iter della norma. Il leader del partito, Gianfranco Fini, aveva acconsentito alla sua proposta di emendamento per la diagnosi preimpianto e la revoca del consenso all’impianto da parte della donna in caso di embrione con patologie. «Fini ha giudicato che senza emendamento sarebbe stata un’atrocità sulle donne», ha spiegato, «non si può costringere una donna a farsi impiantare quell’embrione malato». Però evidentemente dal Vaticano «non volevano la diagnosi preimpianto». E infatti quell’emendamento non passò e Mussolini venne allontanata dalla commissione: «al mio posto sono entrati gli ultracattolici». Per l’esponente forzista «gli emendamenti venivano sottoposti al vaglio… e poi tornavano indietro» e «abbiamo tre Camere: la Camera dei deputati, il Senato e il Camerino», ha ironizzato riferendosi alle influenze da Oltretevere.

Infine qualche buona novella laica dall’estero.

In Slovenia passa il referendum per legalizzare il suicidio assistito, nonostante la forte opposizione della Chiesa cattolica. In occasione delle elezioni europee sono stati votati quattro quesiti referendari relativi a riforme elettorali, legalizzazione della cannabis e autodeterminazione sul fine vita, tutti con esito positivo. La nuova legge sull’eutanasia è stata approvata con il 55% di sì e il 41% di contrari. La riforma ha attirato le aspre critiche del clero, delle organizzazioni legate alla Chiesa e delle lobby integraliste.

La Corte Costituzionale spagnola ha dichiarato legittima la riforma di legge sull’aborto che consente l’interruzione di gravidanza per le ragazze dai 16 anni, anche senza consenso dei genitori. Viene così respinto il ricorso del partito clericale di estrema destra Vox, che voleva affossare la nuova norma. Già l’anno scorso la Corte aveva promosso la legge del governo socialista di Zapatero, limitata nel 2015 dal governo conservatore di Rajoy.

La redazione

11 commenti

Diocleziano

È di questi giorni la proposta – degna di un venditore di pentole – che vorrebbe remunerare con 1000€ mensili per 5 anni quelle donne che rinunciano ad abortire. Prevedo una forte tendenza all’aborto e altrettanto forte rinuncia in ambienti clerico-orientati.

Un bonus pancione al 1000%…

laverdure

@Diocleziano
Qualcuno ha mai calcolato le spese legate all’allevare un individuo dalla nascita fino
alla maturita( perlomeno quella legale )?
Vitto,vestiario,cure mediche,giocattoli,attivita sportive,spese scolastiche ecc ?
Superano i 5000 euro ?

laverdure

@Diocleziano
Inoltre,dato che l’Italia e’ il paese dei furbi,chi garantira che una donna senza tale
“indennita” avrebbe abortito ?
Perche non si abortisce certo solo per problemi di salute o ristrettezze economiche,
per cui qualunque coppia,ben decisa ad avere discendenti,potrebbe approfittare
della “generosita”( o dabbenaggine) statale per arrotondare le sue entrate.

Diocleziano

Dopo la devastazione del 110% ci mancava questa genialata.

Un incentivo a rimpinguare la fede. Disinteressatamente.

E quando il bimbo compie cinque anni si festeggerà la fine del sussidio…

Magari affidandolo a qualche struttura clericoassistenziale

che continuerà a mantenerlo. A spese dello Stato italiano.

KM

“…dato che l’Italia e’ il paese dei furbi…”
Sempre questa esterofilia. E Bastaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!

RobertoV

In realtà viene dato solo alle donne il cui ISEE è inferiore a 15000 euro l’anno, secondo i dati circa il 30 % di famiglie si trova in questa situazione in Italia, immagino quanti evasori. Magari la percentuale tra chi fa figli è ancora inferiore.
Spero che tale contributo non cumuli per il calcolo dell’ISEE, altrimenti le donne che lo percepiscono poi dovrebbero restituirlo o perderebbero gli anni successivi per i 12000 euro annuali in più ricevuti (saranno poi netti o verranno tassati ?). Creerebbe una disparità con quelle che lo superano di poco e magari un incentivo ad evadere in modo da rientrare nei parametri. E sarebbe una beffa se lo stato poi smettesse di darli dopo pochi mesi perchè non sono più rispettate le condizioni grazie all’incentivo.
Inoltre è specificatamente previsto solo per le italiane (non ha specificato se bianche o da quante generazioni), ma quasi il 30 % degli aborti è da donne straniere che non rientrerebbero nell’incentivo. Oltre al fatto che il 60 % delle donne che abortisce ha un lavoro, magari non è la ragione economica la motivazione principale.
Se pensa di risolvere il problema della natalità in questo modo.
Oltre al fatto che dopo i 5 anni l’incentivo finirebbe, ma le spese per i figli sono crescenti con l’età ed i figli oggi rimangono a carico fino ad oltre i 20-25 anni. I dati del Censis di 10 anni fa indicavano 750 euro mensili a figlio per la loro permanenza a carico della famiglia. Cosa succederebbe dopo? E se è visto come metodo per dare poi i figli in adozione o affido cosa ha di diverso rispetto alla maternità surrogata?

enrico

Anch’io ho letto le dichiarazioni della Mussolini relative alle vergognose interferenze del Vaticano sulla legge 40. Per fortuna la corte costituzionale ha demolito le farneticazioni dei questi autentici criminali che hanno la faccia come il c.lo e parlano di amore, carità, etica e ….. spero venga il giorno che questi miserabili siano finalmente smascherati e paghino per le loro nefandezze.

Diocleziano

Le ‘vergognose interferenze’ avvengono perché abbiamo vergognosi politici che lo permettono.

Da quando è nata la Repubblica Italiana, un’ottantina di anni fa, non c’è stato nessuno

che si sia mosso per togliere quel simulacro di patibolo sulla cima del Quirinale.

Per dire l’attenzione ai princìpi… Di cosa hanno paura? Che ci tengano il muso e non paghino

più l’IMU… l’acqua?… Ma questo già lo fanno.

pendesini alessandro

E’ noto che le persone cooperano per un benefit reciproco e, come risultato di questa reciprocazione, si ritrovano a star meglio che se non si fossero aiutate. Ma lo scambio sociale non avrebbe potuto evolversi nelle varie specie, se prima non si fosse sviluppata l’abilità di capire chi ci imbroglia, ovvero chi trae vantaggi dagli altri senza ricambiare o addirittura danneggiandoli….

Più che mai, in Italia accade tuttora che chiunque non si allinea con il monopensiero cattolico e con quello des laici ossequienti e genuflessi viene automaticamente marginalizzato o messo sotto accusa…..

PS : In questo mondo governato da una plutocrazia cosmopolita abbastanza flessibile e mobile per marginalizzare gli Stati, cittadini e giudici, la democrazia e l’ETICA devono essere imperativamente reinventate !

Diocleziano

“… lo scambio sociale non avrebbe potuto evolversi nelle varie specie, se prima non si fosse sviluppata l’abilità di capire chi ci imbroglia…”

Concordo su tutto ma non sui ‘tempi’: l’abilità a capire chi ci imbroglia deve necessariamente svilupparsi dopo aver subìto delle fregature. Sarebbe inquietante se, in una società ingenua per definizione, si fosse sviluppato per primo l’istinto di ingannare.

RobertoV

Per comprendere le fregature uno dovrebbe avere la capacità di riconoscerle, di analizzarle e di imparare dall’esperienza. A me sembra invece che vi siano parecchie persone che abbiano tendenze recidive o non siano capaci di riconoscerle. Per esempio in Italia dovremmo avere una grossa esperienza, eppure tanti vi ricascano. Pensa a quanti vanno da maghi e cartomanti, da quanti si bevono la superstizione religiosa, da quanti giocano d’azzardo e da quanti credono alle promesse dei politici e che esistono soluzioni facili a problemi complessi.

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