Trent’anni senza il muro ma le divisioni si accentuano

Il 9 novembre del 1989 cadeva il muro di Berlino. Non il muro fisico, che poi originalmente erano i muri visto che la separazione tra le due parti della città era composta da due recinzioni in cemento armato separate da una striscia detta “della morte”, bensì quello ideale. Quel giorno infatti venne decretata l’apertura delle frontiere e la libera circolazione dei berlinesi dell’est e dell’ovest; la demolizione della recinzione prefabbricata cominciò nei giorni seguenti e la riunificazione politica della Germania avvenne quasi un anno dopo, il 3 ottobre 1990.

Si trattò forse dell’evento più significativo di quella fase, iniziata con la perestrojka dell’ultimo presidente sovietico, Gorbačëv, e terminata con la dissoluzione dell’Urss/Csi che segnò la fine della guerra fredda tra due mondi caratterizzati da visioni politico/economiche diametralmente opposte, ma accomunati da simili mire egemoniche. I due blocchi erano profondamente diversi anche nei confronti della dimensione religiosa: quello americano/capitalista era a forte trazione cristiana e arrivava a negare agli atei alcuni diritti civili, mentre quello sovietico/comunista affermava la necessità di uno Stato lontano da qualsiasi culto e di fatto perseguiva le religioni, poi concretizzatasi in un vero e proprio ateismo di Stato nel regime illiberale albanese di Hoxha. Tuttavia alla caduta del comunismo non è corrisposto un analogo declino dell’incredulità, anzi. Semmai oggi sono i religiosi a diminuire costantemente lasciando spazio a non affiliati e non credenti, soprattutto e paradossalmente in Occidente.

In generale il dopo muro veniva visto come foriero di distensione e quindi di pace. Mai come in quel momento gli spettri della seconda guerra mondiale prima e della guerra fredda poi sembravano destinati a svanire, se non definitivamente almeno per parecchio tempo. Niente più prevaricazione violenta, non fascismi di qualsivoglia colore ma democrazia, non odio ma fratellanza, al limite leale confronto.

L’Unione europea, nata proprio con l’intenzione di abbattere muri, frontiere e differenti visioni politiche, si allargava agli Stati che prima gravitavano intorno al Patto di Varsavia, consolidando così il processo di pace. Era tutto un sogno o una concreta e lecita aspirazione?

Il muro di Berlino è citato in questi giorni della ricorrenza del trentennale più o meno ovunque, ma in un caso in particolare è stato tirato in ballo dal sindaco di Predappio Roberto Canali in un contesto insolito: quello di un treno della memoria in viaggio verso Auschwitz. In breve: secondo un progetto che va avanti da diversi anni, all’amministrazione predappiese è stato nuovamente chiesto un contributo di 370 euro per portare due studenti locali a visitare l’ex campo di sterminio, ma il sindaco ha negato il contributo sostenendo che l’iniziativa promuoverebbe una visione di parte della storia tralasciando altre tragedie, come appunto l’oppressione stalinista di cui è simbolo il muro di Berlino o le foibe.

Indubbiamente una visione di parte in tutto ciò c’è, se Canali vuole vederne il vero promotore non ha che da guardare in uno specchio. Nessuno si sognerebbe di negare gli eventi tragici a cui tiene in particolare Canali, farlo sarebbe certamente partigiano, ma da qui a dire che o si parla di tutto o non si deve parlare di nulla ce ne corre, e anche parecchio. Aggiungiamo a tutto ciò altre due considerazioni che completano il quadro: la prima è che Predappio ha dato i natali a Mussolini e periodicamente vi si svolgono celebrazioni del fascismo, come per le ricorrenze della marcia su Roma e del compleanno di Mussolini, e questo aggrava se vogliamo la posizione di Canali. La seconda è che, essendo globale e molto più grande la portata dell’orrore nazifascista, la giornata della memoria nella data della liberazione di Auschwitz è una ricorrenza internazionale e non è possibile subordinarla ad altri orrori di diverso segno politico per una sorta di “par condicio ideologica”. Non senza risultare veramente, veramente di parte. E anche abbastanza patetici.

Ad Auschwitz è scampata la senatrice Liliana Segre, una delle ultime sopravvissute ancora viventi. Non sono purtroppo sopravvissuti con lei anche i suoi familiari. Anche Segre deve aver vissuto la fine del secolo scorso nella speranza che il terzo millennio sia improntato alla pace, perché con quello spirito ha recentemente promosso in Parlamento l’istituzione di una commissione straordinaria contro intolleranza, razzismo, antisemitismo, istigazione all’odio e violenza. La sua mozione è stata approvata dal Senato senza voti contrari ma con ben 98 astenuti. Astensioni pesanti, da parte di Lega, Fdi e Fi che sono anche rimasti seduti durante l’ovazione tributata alla senatrice perché vedevano nella mozione un velato rischio contro la libertà di espressione. Che è poi un leitmotiv di tutte le volte in cui si vuole rivendicare il diritto di odiare e di negare diritti all’oggetto dell’odio: allora si grida al bavaglio, come a suo tempo nel caso della proposta di legge contro l’omofobia.

Di certo non è l’esercizio della libertà di parola che ha portato in questi giorni il prefetto di Milano a decidere di assegnare una scorta a Segre. Non sono libertà di opinione i 200 messaggi minacciosi che la senatrice riceve quotidianamente, e non lo sono nemmeno gli striscioni gratuiti esposti da Forza nuova per protestare proprio contro il diritto di Segre di raccontare, di parlare di discriminazioni, soprattutto nelle scuole. È odio, è intolleranza. Da parte di chi vuole che l’odio dilaghi e l’intolleranza diventi un diritto. Da parte di chi vuole ricordare il peggio del ventesimo secolo ma non per starne alla larga, non come monito affinché non riaccada ciò che è accaduto, bensì per celebrarlo e magari ripristinarlo.

La società dei diritti è vista come una minaccia da queste persone, perché impedisce loro di rivolgere il loro astio contro chiunque non corrisponda a quell’individuo che essi assumono a modello ideale. Quella attuale è per loro un tipo di società da azzerare, da riformare affinché sia omogenea, perché l’eterogeneità è il male. Il diverso è un cancro. Nella comunicazione però la frittata viene girata allo scopo di far credere che sia la società a odiare piuttosto l’odiatore, a impedirgli di esprimere se stesso, la sua individualità. Il tormentone creato in varie forme sul discorso di Giorgia Meloni è in questo senso emblematico, perché ripete ossessivamente “io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono cristiana” lasciando intendere di essere discriminata per questo. Ma chi discrimina Meloni perché donna? Sono le persone Lgbt a essere discriminate, da Meloni innanzitutto, e sono sì discriminate spesso le donne ma a nessuno è permesso di rivendicarlo come diritto. E chi la discrimina perché cristiana? Sono gli ebrei come Segre ad aver subito molto più che semplice discriminazione, sono gli atei a essere discriminati in varie parti del mondo e anche qui, da noi. Non sono i cristiani a subire discriminazioni, almeno non nel nord del mondo dove anzi godono di immensi privilegi.

E allora, per tornare al discorso di partenza, il nostro sogno di un mondo di pace e di rispetto reciproco era solo un’illusione o possiamo ancora considerarlo valido? Il muro di Berlino è crollato nell’89 tirandosi idealmente dietro un secolo di guerre e di regimi oppressivi di vari colori, da quelli neri che hanno portato alla grande guerra a quelli rossi che hanno portato miseria e paura. Adesso i muri sembrano voler risorgere, non sotto forma di cemento e mattoni ma in modo più subdolo: nelle menti e nelle coscienze. Siamo sempre in tempo per ostacolare questa rinascita. Speriamo di non perdere l’occasione di farlo.

Massimo Maiurana

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14 commenti

Diocleziano

” …Non sono i cristiani a subire discriminazioni, almeno non nel nord del mondo dove anzi godono di immensi privilegi… ”

Non la pensa così Sua Banalità, che recentemente ha dichiarato le persecuzioni verso i cristiani essere maggiori oggi che non nei primi secoli del loro debutto.
A meno che non sia una velata ammissione che le cifre dei loro ‘martiri’ erano gonfiate…

bruno gualerzi

” Siamo sempre in tempo per ostacolare questa rinascita. Speriamo di non perdere l’occasione di farlo.”
Temo che le occasioni diventino ogni giorno sempre più rare. Se si prendono come paradigma le religioni tradizionali per valutare il livello di secolarizzazione di una società, non solo italiana ma globale, e si continua a vedere nella loro perdita di influenza (là ovviamente dove avviene) come un progresso della secolarizzazione senza tener conto delle tante forme di fideismo (vecchio o nuovo che sia) che di fatto la crisi globale sta alimentando un può ovunque come reazione…
lo zoccolo duro di ogni religione, cioè la superstizione, riemerge rafforzato, e impronta di sè vari regimi politici in forma ormai esplicita (v.Polonia). Trascinando con sè (o essendone la conseguenza, poco importa) il proliferare di ‘nostalgie’ di un passato tragico del quale ormai non si nascondono più nemmeno nomi e simboli. Nazionalismi, sovranismi, identitarismi, con contorno di omofobia, razzismo, xenofobia, antisemitismo (e i muri non sono più solo metaforici), fanno sembrare l’illuminismo un miraggio sempre più evanescente. E si punta ormai più che altro sulla tecnologia, col rischio di trasformarla… invece che in strumento di reale progresso per rendere migliore la vita di ognuno … in strumento per uno sviluppo indiscriminato, fuori controllo, che allarga sempre più la forbice tra chi ha e chi non ha. In tutti i sensi.

iguanarosa

Condividono la sostanza. Il Dalai Lama (notizia uscita su tutti i giornali circa due settimane fa) invece ha dichiarato di recente che la menata delle vite multiple e delle reincarnazioni sono solo retaggi del passato. O almeno non ce ne saranno più. Meglio di niente e un po’ meno superstizione nel mondo.

RobertoV

Non condivido l’affermazione sulla tecnologia. Contrariamente alla vulgata che si allarga la forbice tra chi ha e chi non ha, negli ultimi decenni molte nazioni che quando ero bambino facevano parte del terzo o quarto mondo oggi ne sono uscite ed alcune stanno diventando potenze mondiali come la Cina, ma anche l’India (dove ancora 30 anni fa la gente moriva per strada di stenti), la Corea del sud, lo stesso sud America, ecc. E’ una visione molto occidentale quella che la gente stia peggio oggi rispetto a ieri perché l’occidente non accetta lo sviluppo di altre potenze mondiali e la sua marginalizzazione, la concorrenza. La disoccupazione non è un fenomeno solo attuale e l’alienazione del lavoro neanche: meglio la catena di montaggio? Quella che è stata distrutta è l’illusione occidentale del continuo progresso e dello stare sempre meglio.

bruno gualerzi

“(…) stanno diventando potenze mondiali come la Cina, ma anche l’India (dove ancora 30 anni fa la gente moriva per strada di stenti)”
Per la verità – per quanto ne so attraverso documentari e servizi giornalistici – proprio in questi due sterminati paesi il divario tra chi ha a chi non ha ha raggiunto dimensioni spaventose. Soprattutto tra città e villaggi rurali. Per esempio, visto in un documentario di non molto tempo fa, poi confermato da chi c’era stato di persona, a Mumbai di giorno si costruivano a ritmo frenetico enormi grattacieli, e di notte gli operai impiegati, in genere provenienti dalla campagna, dormivano sui marciapiedi non avendo i mezzi per fare diversamente. Insomma, l’enorme sviluppo di questi paesi fino a farne delle potenze mondiali (Cina in testa) certamente usufruendo delle tecnologie più avanzate, avvengono a vantaggio dei meno e sono pagati dai più.
Non vorrei essere frainteso: la rivoluzione tecnologica ha aperto prospettive di miglioramento della qualità della vita fino a poco tempo fa impensate, ma l”illusione del continuo progresso’, come giustamente lo chiami tu, non vale certo solo per l’occidente… anzi, in questi paesi emergenti, viene moltiplicata. E non sarà certo il capitalismo di stato vigente in Cina, che farà progredire l’umanità.

RobertoV

Gualerzi
sono d’accordo che le condizioni lavorative saranno ben lontane dagli standard occidentali, con buona pace di quelli che pretendono di negare le motivazioni all’emigrazione sulla base di dati macroeconomici del paese, però bisognerebbe vedere se per i diretti interessati vi sia stato un peggioramento, perché il confronto andrebbe fatto per loro sulla base di quali erano le loro condizioni precedenti e su quanti si trovavano prima in quelle condizioni di sfruttamento: anche la civiltà contadina crea masse di sfruttati e senza lavoro. Insieme ai grandi ricchi si crea anche una classe intermedia (“piccoli borghesi”) ed i poveri sono un po’ meno poveri. Cioè il concetto di povertà si sposta: in Africa la soglia di povertà ONU è di due dollari al giorno, cioè 60 dollari al mese, in Italia di quasi 800 Euro al mese. In India oggi anche i poveri non muoiono più di fame.

RobertoV

Se si guardano i dati sui cristiani ufficiali in Germania si nota come negli ultimi anni perdano circa 400000 fedeli ogni anno, cioè in media circa lo 0.5 % del totale della popolazione, arrivando nel 2018 a rappresentare poco più del 53 %. Nel 2018 gli Austritt da entrambe le chiese cristiane, sono stati 436000. Guardando all’est, negli stati dell’ex-DDR si nota un’assenza della tanto millantata ripresa religiosa:
Sassonia Anhalt, dai 22% totali del 2001 al 15 % del 2018, Brandemburgo: da 23.6 % a 18.3 %, Meclemburgo-Pomerania da 23.7 % a 18.2 %, da Sassonia 27.4 % a 21.6 %, mentre in Turingia da 35.8 % a 28.3 %, sempre per lo stesso periodo.
Nonostante la percentuale di stranieri si aggiri attorno al 5 % contrariamente alla media nazionale di oltre il 12 % ed al calo consistente dei credenti anche al di sotto del 20 %, le estreme destre nella ex-DDR sono avanzate ed utilizzano oltre a visioni negazioniste e revisioniste ed antisemite, anche visioni identitarie cristiane, anche se in contrasto con la chiesa ufficiale, un po’ come da noi ed in effetti sono alleati con lega e FdI.
Riguardo alle minacce alla Segre si osserva che l’antisemitismo non è mai morto (qualche anno fa l’eurobarometro indicava una media di 40 % nella UE di persone con visioni antisemite e l’Italia risultava nella media) e che negli ultimi tempi certi rigurgiti diventano più evidenti anche autorizzati dal diffondersi di minimizzazioni e tesi revisionistiche e nostalgiche, oltre a problematiche col terrorismo islamico. Ed in questo campo gli odiatori hanno dimostrato di non limitarsi solo alle parole, ma di passare anche ai fatti, cioè le loro minacce sono consistenti, come si è visto anche all’ultimo caso di suprematista bianco che solo per caso non è riuscito a fare una strage in una sinagoga. Ma sia in Polonia che in Germania negli ultimi anni abbiamo avuto oltre a vari casi di violenze, i casi di uccisione di politici invisi all’estrema destra, bersaglio di campagne d’odio.
Certo che vedere la questione olocausto e la visita ad un campo di concentramento come Auschwitz di parte, cioè di sinistra …..Anche Churchill e De Gaulle identificati di sinistra evidentemente. La dice lunga sul tipo di destra che abbiamo in Italia.

bruno gualerzi

“Guardando all’est, negli stati dell’ex-DDR si nota un’assenza della tanto millantata ripresa religiosa”
Tutto dipende da cosa si intende per ‘ripresa religiosa’. Sostengo da sempre (il che non è certo garanzia di verità 🙂 ) che la disaffezione nei confronti delle religioni tradizionali (là dove avviene), non significa di per sè progresso della secolarizzazione, anzi! Il perchè l’ho ripetuto per l’ennesima volta più sopra.

Gérard

Da luglio vivo in Germania in una borgata situata a pochi kms di Aquisgrana ( Aachen ) che conta ca 8 000 abitanti . Una chiesa cattolica quasi vuota, idem per quella protestante e due moschee più diversi circoli islamici sempre pieni .

bruno gualerzi

@ Gèrard
Per come la vedo io, e che qui ribadisco… non so ovviamente come vanno le cose da questo punto vista nella borgata dove vivi… ma se, sempre ovviamente per pura ipotesi, quelli che non vanno in chiesa, come sta succedendo in altre parti della Germania (almeno stando ai giornali nella misura in cui riportano dati oggettivi) votano poi per partiti di estrema destra (pe es. in Sassonia l’ultra destra supera il 20%), forse sarebbe meglio (si fa per dire) che tornassero in chiesa. Almeno controbilancerebbero le moschee.

Gérard

L’ AfD è forte sopratutto in Germania dell’ Est . La mentalità in ambedue zone è molto diversa in quanto i tedeschi dell’ Est, al contrario di quelli dell’ Ovest, non hanno conosciuto la democrazia dal 1933 al 1989 ( Hanno ” festeggiato ” – sopratutto a Berlino – i 30 anni della caduta del muro pochi giorni fa ma di feste fuori questa citta, ne ho visto ben poche ! ) Nella birreria dove mi reco abitualmente ho detto a voce alta ” Allora oggi si festeggia ??!! ” mi hanno risposto con queste poche parole : ” Oggi c’è niente da festeggiare !! ” . Segno che il muro è ancora presente nelle teste . Quando parlo di fede, praticamente nessuno non crede più e non hanno un attaccamento alla religione nel senso come viene spesso vissuto in Italia . La bigoteria non è un piatto nazionale . Se parlo della presenza degli musulmani ( Tante le donne velate con vestiti ampi e neri… segno di un adesione all’ Islam radicale ) non ne sono affatto contenti ma preferiscono stare zitti perchè hanno paura di essere considerati razzisti ( Penso che alle prossime votazioni, la AfD piano piano avrà più consensi anche per il fatto che la Merkel non è più popolare ) .

Manlio Padovan

Scusate se mi intrometto col portare semplici dati di fatto:
1) mi pare sia assodato che in Cina, dove come testimoniò Goffredo Parise decenni fa si mangia bene e a sufficienza, siano state liberate dalla fame 700 milioni di persone; ma non nego che possano esserci ancora problemi tra la situazione delle città e quella dei villaggi;
2) mi pare pure storicamente assodato che le politiche di destra favoriscono i partiti di destra, se non altro perché quando la gente s’è rotta i bisibisi manda tutto a rotoli…sperando, ingenuamente, che anche chi ha rotto i bisibisi ci rimetta almeno le mutande;
3) io stesso sono stato testimone di una migliore considerazione di chi lavora in Ungheria sovietica che in Veneto che ben conosco: ho assistito ad una scena che qui da noi avrebbe portato al licenziamento dell’operaio che si era assentato perché stanco e desideroso di fumarsi una sigaretta in pace; quando uscimmo da una riunione lo incontrammo sulle scale, gli fu chiesto dal direttore della fabbrica se per caso no stesse poco bene e alla risposta di quello data con una calma estrema il direttore gli diede ragione senza alcuna contrarietà!

Manlio Padovan

A Gérard.
Se il passaggio della DDR alla Repubblica federale fu, come scrive Vladimiro Giacché in “Anschluss”, una vera e propria annessione e non unione, come capitò in Italia con il nostro meridione, tanto che fu venduto ai privati il patrimonio pubblico per una pipa di tabacco al solito modo del capitalismo ed altre poco lodevoli iniziative, credo bene che abbiano poco da festeggiare.

Gérard

Questo ” c’è niente da festeggiare ” lo dicono sia all’ Est che all’ Ovest . Gli tedeschi dell’ Est non hanno lo stesso livello di vita che nell’ Ovest e quelli dell’ Ovest hanno visto ( come dapertutto in Europa dell’ Ovest ) il loro livello di vita scendere e la gente povera diventare ancora piu povera .

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