Altro che “culle vuote”: stiamo diventando troppi per un pianeta così piccolo

Come ogni anno l’Istat ha pubblicato le statistiche sulla natalità. E, come ogni anno, si sono subito alzati gli istituzionali lamenti, perché il calo continua. Il messaggio che ci vogliono trasmettere (non sempre implicitamente) è che sarebbe un male a prescindere, quasi il male assoluto: starebbero scomparendo gli italiani.

Non è vero. Quello che è vero è che la popolazione mondiale continua invece a crescere a livelli sempre più insostenibili. Ma a quasi tutti i politici, i religiosi, gli storytellers sembra che i fatti non importino.

E allora, per affrontare seriamente una questione essenziale per le sorti dell’umanità, è forse utile partire da un episodio minore accaduto in una piccola realtà di provincia, che si è meritato la clericalata della settimana scorsa. Una vicenda in apparenza marginale è in grado di esemplificare meglio di tanti studi come vanno le cose, come dovrebbero andare e, purtroppo, come rischiamo che andranno realmente. Il contrasto non potrebbe essere maggiore, ma il futuro non potrebbe essere più fosco.

Il populismo popolazionista

Il Comune di Cremona pubblica un opuscolo sui cambiamenti climatici. Non contiene niente di particolare, in apparenza, ma illustra anche quelle che ritiene siano le “quattro azioni individuali più efficaci per mitigare i cambiamenti climatici”. Una di queste è fare “meno figli”. Non dovrebbe essere difficile capire che invitare a fare “meno figli” è faccenda molto diversa dall’invitare a non farne nessuno: per averne una riprova, basta dare un’occhiata ad altri due consigli, “no auto” e “no aereo”. E tuttavia, un semplice invito a fare meno figli è ormai di per sé sufficiente a far scoppiare polemiche su scala nazionale.

Il seguito è all’insegna della più scontata commedia all’italiana. Matteo Salvini tuona immediatamente su Facebook: “Ecco come il Comune di Cremona, a guida PD, usa i soldi dei contribuenti. Ma roba da matti!!!” Il sindaco giura di non saperne nulla e trova quanto scritto “profondamente sbagliato e stupido”. Lo sponsor protesta. Le assessore responsabili si scusano. L’opuscolo viene ritirato.

Scende in campo anche il quotidiano dei vescovi, Avvenire, che già nel titolo denuncia il “volantino choc”. Si percepisce che, in quanto natalisti, sono scioccati dall’invito a fare meno figli, ma dimenticano di spiegarne il motivo. Lasciano la parola al presidente del Forum delle associazioni familiari, Gigi De Palo (già noto per essere stato nella giunta Alemanno e per aver proposto gli asili nido parrocchiali), secondo il quale “se hai un figlio anche fare la differenziata diventa un atto di amore e non un obbligo comunale”. Indubbiamente persuasivo.

Avvenire cita anche alcune frasi della nota diramata dalla diocesi di Cremona, che svicolano a loro volta dalle questioni di merito: “la difesa del Creato passa dalla difesa e generazione della vita”; “si deve puntare sulla sobrietà e sulla cultura della cura”; “la spiritualità cristiana propone un modo alternativo di intendere la qualità della vita, e incoraggia uno stile di vita profetico e contemplativo, capace di gioire profondamente senza essere ossessionati dal consumo”. A meno che non si siano convertiti alla decrescita (all’insaputa di tutti), il loro sembra un banale tentativo di greenwashing della teologia popolazionista. E comunque, se davvero si vuole ridurre l’impronta ecologica degli umani, prima devono calare le nascite, poi i consumi. Le nascite impattano enormemente più dei consumi.

Quale approfondimento, il sito di Avvenire rimanda a un articolo scritto qualche giorno prima da Alessandro Rosina, docente dell’università cattolica del Sacro Cuore. È il demografo italiano più in vista del momento: non scrive soltanto sul quotidiano cattolico, ma anche in luoghi che dovrebbero essere più laici come La Voce, il Sole 24 Ore e Repubblica; viene citato dal Fatto Quotidiano e pubblica libri per Laterza. Fa ‘opinione’. Ma anche Rosina si affida agli slogan a effetto.

Invita infatti i giovani a concepirsi come lobby: “meno peso elettorale per le nuove generazioni quindi anche meno forza per scelte collettive che inglobino le loro istanze e sensibilità”. Ricorda l’esigenza della “sostenibilità del sistema sociale” – che è come invitare i giovani a far figli per lo scopo egoistico di vedersi riconosciuta, prima o poi (molto poi), una pensione. Ci rammenta che “già oggi possiamo vedere in modo crescente in aree montane o decentrate l’effetto dello spopolamento con la presenza di soli anziani”, che tuttavia è un fenomeno ormai secolare e mondiale provocato da cambiamenti economici (e anche ambientali, nel caso degli Appennini). Non sapendo più a cosa aggrapparsi attacca chi chiede meno nascite, sostenendo che, “con la stessa logica si può, magari, pensare di ridurre anche la disoccupazione giovanile, le stragi del sabato sera, il bullismo nelle scuole, e così via”. È sgradevole vedere un accademico che, per assenza di argomentazioni, si riduce alla polemica gratuita. Nel suo articolo Rosina non ricorda mai il numero raggiunto dagli esseri umani e non cita alcuna previsione sul loro futuro. Purtroppo, non è l’unico a comportarsi così.

Ha infatti agito allo stesso modo persino il capo dello stato. Che, in occasione della pubblicazione dei dati Istat, ha ricevuto al Quirinale una delegazione del Forum delle associazioni familiari guidata, ovviamente, proprio da Gigi De Palo. E se ne è uscito, Sergio Mattarella (colui che dovrebbe rappresentare tutti), con dichiarazioni che più cattoliche sarebbe difficile scovare: “è un problema che riguarda l’esistenza del nostro Paese. Come conseguenza dell’abbassamento di natalità vi è un abbassamento del numero delle famiglie. Le famiglie non sono il tessuto connettivo dell’Italia, le famiglie sono l’Italia. Questo significa che il tessuto del nostro Paese si indebolisce e va assunta ogni iniziativa per contrastare questo fenomeno”.

Sarebbe sin troppo facile, signor presidente, ricordarle quanto l’atavico familismo, o il più recente mammismo, hanno danneggiato l’Italia – e soprattutto il meridione. L’indipendenza economica delle donne italiane è ancora insufficiente (in Europa fa peggio soltanto la Grecia), eppure, anche se ne restano così tante a casa, non si verifica alcun aumento delle nascite. Il calo, come ammette anche Avvenire, è più accentuato in nazioni come Portogallo, Spagna, Grecia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Polonia: paesi che non sono esattamente i motori dello sviluppo economico europeo. Avvenire non prova nemmeno a domandarsi perché: del resto, è riuscito incoerentemente a dare la colpa della detanalità anche al capitalismo (che pure qualche interesse potrebbe avercelo, a un aumento dei consumatori). In Italia, un paese oggettivamente sovrappopolato per il suo territorio prevalentemente montuoso, i connazionali che emigrano continuano a essere più numerosi di quelli che rientrano. Il sud è più cattolico e più familista, ma al sud c’è meno lavoro e meno sicurezza, e quindi si fanno ora meno figli che al nord. Succede perché gli europei sono enormemente più istruiti di quanto lo fossero i loro trisnonni, e quindi non abboccano alle argomentazioni retoriche dei natalisti. Sembrano quasi ribattere loro: “prima la stabilità esistenziale, poi i figli”. Come mantenerli, altrimenti?

C’è una drammatica confusione tra causa ed effetto: non è il calo delle nascite a mettere a rischio l’esistenza del paese, è la diffusa percezione che il paese è vicino al collasso a spingere a fare pochi figli. Purtroppo, questa convinzione non è diffusa ovunque. Le culle vuote andrebbero spedite in Africa.



2100: odissea sulla Terra?

Anche Rosina, nel suo articolo, cita di sfuggita il libro Population bomb di Paul R. Ehrlich, che nel 1968 diede avvio al dibattito sulla sovrappopolazione. Ehrlich è ormai diventato il bersaglio preferito dei natalisti, l’esempio vivente dello scienziato catastrofista le cui previsioni non si avverano. E questo è vero, quantomeno per ora. Com’è vero che, se le previsioni di Ehrlich non si sono avverate, è stato grazie alla cosiddetta “rivoluzione verde”, che nel 1970 fruttò al suo esponente più noto, Norman Borlaug, il premio Nobel per la pace. Le innovazioni agricole introdotte a quel tempo hanno effettivamente fronteggiato la crescita dell’umanità. Se è capitato una volta, sostengono i natalisti, perché non dovrebbe capitare nuovamente?

Così facendo, trascurano il monito che lo stesso Borlaug lanciò nel suo discorso di accettazione del Nobel: “la rivoluzione verde ha dato all’uomo un po’ di respiro. Ma lo spaventoso potere della riproduzione umana deve essere imbrigliato, altrimenti il successo della rivoluzione verde si rivelerà effimero”. La sua speranza era che, “entro le prossime due decadi, l’uomo riconoscerà il percorso autodistruttivo lungo la strada della crescita irresponsabile della popolazione”.

Sfortunatamente si sbagliava anche Borlaug. Parte dell’umanità non sembra proprio voler limitare la propria riproduzione, e nello stesso tempo sta scomparendo anche la sensibilità al problema, all’epoca ben più diffusa. Quando Borlaug pronunciava il suo discorso eravamo 3,7 miliardi. Oggi siamo più del doppio, circa 7,7 miliardi. Nel 2050, prevede una stima (media) dell’Onu, saremo 9,7 miliardi; a fine secolo, 11 miliardi. Solo allora la popolazione mondiale potrebbe frenare la sua continua crescita.

Un piccolo sasso scagliato nell’universo può ospitare undici miliardi di persone? È la domanda da cui i demografi natalisti scantonano con sconcertante regolarità. C’è diffuso scetticismo che possa accadere. Più della metà della popolazione mondiale è stipata in centri abitati sempre più grandi: nel mondo vi sono ormai 548 città con più di un milione di abitanti, e il fenomeno è in ulteriore crescita, soprattutto dove le condizioni di vita sono peggiori. Già oggi non riusciamo ad alimentare tutti gli umani: uno su nove patisce ancora la fame, dicono le Nazioni Unite. Quasi un bambino su due che muore prima dei cinque anni ancora muore a causa della denutrizione, sua e/o di sua madre. Aumentare le nascite significa aumentare anche queste morti. 

Quasi 800 milioni di umani, ricorda l’Oms, sono privi di acqua, e due miliardi accedono ad acqua contaminata con feci, provocando così quasi 500.000 morti all’anno per diarrea. Circa metà della popolazione mondiale vive in aree con carenze idriche – anche perché sono quelle più sovrappopolate. Il surriscaldamento climatico farà il resto, riducendo non soltanto l’acqua, ma anche la biodiversità e la terra coltivabile. L’Onu ha già messo le mani avanti, manifestando seri dubbi sulla possibilità di raggiungere gli obbiettivi 2030 per un progresso sostenibile.

L’unica soluzione sinora individuata è invitare gli umani a mangiare meno carne. Ma per far fronte al riscaldamento globale, alla deforestazione e alla mancanza d’acqua il consumo dovrebbe ridursi del 90%, afferma uno studio pubblicato su Lancet. Senza peraltro spiegare come convincere gli umani a farlo, dal momento che una famiglia di dodici burundesi consuma mediamente meno di tre texani. Ed è quindi più facile pensare che siano i burundesi a voler (giustamente, dal loro punto di vista) consumare la stessa quantità di carne che si consuma in Texas. Oggi. E nel 2100?

Il tentativo della Fao di promuovere il consumo di insetti sembra tra l’altro già fallito. Si finisce quindi per sperare nel “miracolo” di una nuova rivoluzione verde. Eppure dovrebbe essere evidente che le nascite devono diminuire prima che siano attuati straordinari miglioramenti nella produzione alimentare che, al momento, sono ancora da individuare.

Senza dimenticare (ma come è possibile dimenticarlo?) che le varie zone del mondo sono come vasi che in passato erano relativamente poco pieni e scarsamente comunicanti. Oggi comunicano molto, e non si può quindi pensare di riempirli all’infinito, perché da qualche parte si perderà acqua. Le enormi implicazioni dei fenomeni migratori richiederebbero prima strategie razionali per affrontare il problema, poi la gestione degli eventuali trasferimenti di massa di centinaia di milioni di persone. Che aspirano legittimamente allo stesso tenore di vita dei paesi più sviluppati, e che dovremmo quindi cercare di accontentare. O li vogliamo lasciare in uno status perpetuo di minorità per il solito scopo egoistico di ricevere, prima o poi, uno straccio di pensione?

C’è chi ritiene non più impensabile una migrazione umana in Antartide: del resto, per la prima volta vi si sono superati i venti gradi. Roba da matti? Matteo Salvini non è un matto. Come quasi tutti i governanti africani, è soltanto uno a cui non importa nulla di cosa accadrà nel 2100, quando sarà ormai morto da un pezzo.

La ragionevolezza di controllare le nascite

Le critiche al popolazionismo mettono in seria difficoltà i leader politici e religiosi, che non sembrano in grado di confutarle. I natalisti vogliono una crescita della popolazione europea che risalga al cosiddetto livello di sostituzione (2,1 figli per ogni donna), ma non chiedono che scenda, in quei paesi dove oggi è molto al di sopra. L’esercizio della carità non è di aiuto: al contrario, a chi la riceve dà la falsa sicurezza che il cibo continuerà ad arrivare sempre, indipendentemente dal numero di figli generati. Di fronte a una situazione del genere il modello cattolico familista-popolazionista è ormai diventato inservibile.

È un messaggio, quello natalista, che tuttavia trasmettono anche altri. Si porta spesso a esempio la “laica” Francia per i suoi servizi di sostegno ai neo-genitori, che le permettono di avere tassi di natalità tra i più alti in Europa. La ragione è diversa, geopolitica: la secolare strategia di creare un contrappeso numerico alla Germania. Una scelta che diverse difficoltà comincia però a crearle, nella lotta alla disoccupazione.

Il natalismo viene promosso anche da qualche maldestro tentativo di incoraggiare la politica dell’accoglienza. Un buon esempio è rappresentato da una recente copertina di Internazionale: “Questo bambino salverà il mondo. La popolazione globale invecchia e secondo alcuni calerà entro la fine del secolo. Ma c’è un continente che potrà ancora contare sull’energia dei giovani: l’Africa”. Azzardato, come minimo. Per fare un esempio, la Nigeria ha ora 206 milioni di abitanti, che secondo le previsioni “medie” dell’Onu diventeranno 733 a fine secolo. Dovremmo tutti chiederci dove vivranno i 527 milioni in più, visto che già oggi più dell’8% della popolazione nigeriana vive all’estero, e il 45% di quelli rimasti manifesta a sua volta la volontà di andarsene a cercare fortuna altrove.

Piaccia o no, i dati sono questi. Le considerazioni da trarne dovrebbero essere obbligate. Non possiamo sperare che le tragga Salvini, di cui – guarda caso – non è possibile rintracciare alcuna dichiarazione a favore del natalismo africano. Chi è abituato a trarle, come gli scienziati statunitensi, ritiene invece (nell’82% dei casi) che la crescente popolazione mondiale costituirà un problema importante, perché non ci saranno cibo e risorse a sufficienza. È dunque tempo di pensare seriamente a un nuovo modello di sviluppo che consenta all’umanità di continuare ancora per millenni la sua avventura su questo pianeta, nelle migliori condizioni desiderate da ogni essere umano. Condizioni che prevedano anche la scelta di non diventare genitori, o di diventarlo quando, come e con chi si preferisce.

Non che non vi siano problemi. Lo squilibrio generazionale, per esempio, è un fenomeno indiscutibile che si riverbera sui sistemi pensionistici. Ma chi lo rimarca tralascia troppo spesso i suoi aspetti positivi: è anche il frutto della vittoria nella lunga battaglia scientifica per aumentare la lunghezza della vita. Dimentica anche i precedenti storici (si è verificato dopo ogni guerra particolarmente cruenta) e non ne analizza le cause, tra cui vi è l’esagerata natalità del passato – che dovrebbe quindi costituire anche un avvertimento a non ripetere lo stesso errore. Resta comunque un problema contingente: se riusciamo a superarlo, avremo creato le condizioni per un futuro enormemente più stabile.

Non siamo soli. Qualcuno che si batte contro la sovrappopolazione c’è per fortuna ancora, ed è consolante constatare che è spesso di sesso femminile. Come la giovane promessa del Partito democratico Usa, Alexandria Ocasio-Cortez, che si è chiesta se sia giusto continuare a fare figli. O come Leticia Adelaide Appiah, che dirige il National Population Council del Ghana e che ha proposto di limitare a tre il numero dei figli per famiglia, negando nel contempo la gratuità dei servizi pubblici a chi supera tale limite nel suo paese.

Certo, per una politica globale di controllo delle nascite occorrono anche risorse economiche, che gli stati non sembrano avere molta voglia di erogare. Siamo arrivati al punto che la principale finanziatrice dell’Unfpa (il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione) è la Bill & Melinda Gates Foundation. Per quando enorme possa esserne il beneficio, non servono però somme altrettanto enormi. E non è nemmeno determinante la politica del figlio unico, attuata in passato in Cina – che, per quanto ben poco laica, ha comunque evitato il collasso al paese, contribuendo a dare uno slancio economico che Africa e Medio Oriente hanno potuto soltanto sognare. È invece sufficiente diffondere consapevolezza, in modo che ogni essere umano sia libero di fare le sue scelte rendendosi conto delle conseguenze. A cominciare dalla correlazione indiretta (in quanto mediata dal reddito) tra numero di figli e felicità: maggiore il primo, minore la seconda. Vale per gli individui come per le nazioni.

Favoriamo quindi lo sviluppo degli esseri umani, non la loro massa. Diminuiamo drasticamente le nascite su scala mondiale, perché è l’unico modo per aumentare la qualità della vita di uomini e donne. Annulliamo la pletora di bonus-bebé che serve soltanto a disperdere gli scarsi fondi pubblici, e rendiamo palese che la libertà di procreare finisce dove inizia quella di chi è costretto a finanziare l’incoscienza riproduttiva. Libero chi vuole di essere irresponsabile, ma a proprie spese: vale per i troppi figli come per l’abuso di nicotina.

Anzi, cerchiamo di essere ancora più efficaci: visto che la maggior parte della natalità si concentra nei paesi in via di sviluppo, subordiniamo ogni aiuto economico all’attuazione di serie politiche demografiche. Siamo ancora in tempo per concretizzare una transizione razionale, senza conflitti generazionali. A Cremona come in Nigeria, nel Burundi come in Texas.

Quale prospettiva preferite, per il 2100? Un pianeta con undici miliardi di persone che fanno la fame e si fanno la guerra per le ultime risorse disponibili, o con sei miliardi che vivono molto meglio di noi? Quaranta milioni di italiani che si godono un magnifico paese, o sessanta milioni incolleriti perché soltanto pochi di loro riescono a tirare fine mese? La risposta dovrebbe essere scontata almeno quanto è importante.

A scanso di equivoci, non mi è di alcun interesse riflettere su quale sarà il colore della pelle di quei sei miliardi e di quei quaranta milioni. Mi piace invece pensarli felici. E mi piace impegnarmi perché siano davvero felici.

Raffaele Carcano

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31 commenti

bruno gualerzi

In quanto alle ‘culle vuote’ italiane che tanto allarmano politologi sociologi, psicologi, economisti ecc. una proposta – forse la più impopolare di tutte, ma tant’è – ci sarebbe: incrementare integrandolo con politiche idonee il flusso immigratorio. Intanto ci sarebbe un ‘ricambio etnico’ che… terrorizzerebbe ovviamente sovranisti e paladini delle esigenze identitarie … ma che, essendo in genere gli immigrati più vitali e intraprendenti dei residenti, più prolifici o meno che fossero, sopperirebbero comunque alla ‘culle vuote’, e nello stesso tempo contribuirebbero a contenere la natalità nei paesi d’origine. Quasi sicuramente, detto così, si tratta di fantapolitica, per non dire di peggio, e in ogni caso occorrerebbe una programmazione e una regolamentazione che nessuna forza politica azzarderebbe… se non fosse che – questa è l’impressione – ciò sta già comunque avvenendo, e sempre più avverrà, nelle cose. Che lo si voglia o no.
Ciò che, a mio parere, è assolutamente improponibile è una soluzione ‘alla cinese’, cioè imporre in modo coercitivo, un regolamentazione delle nascite. Si andrebbe incontro… come per altro tanti segnali in questo senso sono già avvertibili in altre situazioni… verso un regime orwelliano. reso più efficace dai progressi straordinari di una tecnologia che è sempre un passo avanti rispetto alla comunità umana di saperli padroneggiare per usarli a proprio vantaggio.
Un’ultima considerazione personale.. Se si guarda al futuro con occhio eurocentrico (per non dire italocentrico), non credo si possa parlare di progresso della secolarizzazione nemmeno ormai da questa prospettiva. Soprattutto, per esempio, per quanto riguarda il problema dell’immigrazione.

bruno gualerzi

Rileggo e credo di dover precisare almeno un punto. Quando parlo di crisi, ma soprattutto ritardo, della secolarizzazione mi riferisco anche al problema dei flussi migratori. Invece di tentare di gestirli nel senso dell’integrazione avendo come orizzonte un cosmopolitismo di ispirazione illuministica (epoche storiche a parte), si incrementa solo il riflesso autarchico, economico ma più in generale culturale, alzando barriere e chiusure di ogni tipo. Non saprei dire se si tratta di un fallimento irreversibile delle istanze illuministiche… ma è certo che attualmente – e a livello planetario – di “libertà, fraternità, uguaglianza” in giro non se ne vede molto. Tra l’altro lasciandone paradossalmente il monopolio, sia pure a parole e al netto dei fanatismi, alle storiche nemiche dell’illuminismo, cioè alle religioni.

laverdure

Parecchi anni fa il leader Bourghiba( o era Boumedienne?Poco importa)affermo:
“La nostra arma migliore e’ la pancia delle nostre donne!”
Sono perfettamente d’accordo,l’eccesso demografico e’ un problema stringente a tutti i livelli,dato che si puo’ dire che influenza,peggiorandoli,praticamente tutti gli altri:alimentazione,sanita,posti di lavoro,istruzione,ordine pubblico ecc.
D’altro canto,siate sinceri :la prospettiva che la nostra cultura occidentale diventi una minoranza in casa nostra,di fronte ad una maggioranza di immigrati,vi attira davvero ?
Perche’ senza il minimo dubbio un sacco di altre culture stanno usando l'”arma” di cui sopra.

RobertoV

Quando il presidente dell’Algeria Boumedienne tenne questo discorso i tassi di fecondità erano prossimi a 8 figli per donna, oggi sono scesi a 2.78, a 2.2 per la vicina Tunisia, 2.49 per il Marocco, 2.27 per la Libia, 2.05 per la Turchia nonostante gli appelli di Erdogan, 3.26 per l’Egitto. Il problema è che quello fatto 50 anni fa ha un peso ancora sull’oggi e che questi tassi sono ancora superiori al ricambio. Inoltre la riduzione della mortalità ha contribuito ad un ulteriore incremento.

laverdure

E tornando al mio discorso,la civilta occidentale fa della “tolleranza”il suo principale ideale,al giorno d’oggi,e come capita molto spesso,si fa uso a dismisura del vocabolo senza comprenderlo veramente.
“Tollerare”,,significa sopportare qualcosa e qualcuno di cui faremmo volentieri a meno,cari signori,siate sinceri.
E i motivi per farlo possono essere molto differenti:si puo’ farlo si per generosita,idealismo ecc,ma anche,molto piu’ spesso,per opportunismo o semplice debolezza,conditi magari da una buona dose di stupidita.
E gli “immigrati” provengono nella stragrande maggioranza da culture caratterizzate da un forte spirito di corpo,quasi sempre di carattere religioso integralista,dove la tolleranza e’ praticamente un tabu,come pure l’integrazione con altre culture.
Questo rende la NOSTRA cultura molto vunerabile.
Io non propongo soluzioni,vorrei solo che la gente cominciasse col rendersi conto pienamente del problema,sarebbe gia’ un enorme passo avanti.

Maurizio

La sovrappopolazione si risolve facendo più figli. Così aumentano le probabilità che nasca chi risolverà il problema…

Diocleziano

Infatti. È la logica del punteruolo rosso: quando si sarà mangiata la sua palma, tutte le palme, avrà concluso la sua missione su questa Terra.

RobertoV

La rivoluzione verde è stata un grande successo di 50 anni fa che ha permesso di più che raddoppiare la produttività dei terreni (però con consumo di maggiori risorse ambientali per produrre) consentendo di far fronte al raddoppio della popolazione umana e di ridurre la malnutrizione. Non bisogna, dimenticare che riducendo la malnutrizione si aumenta la crescita demografica perché si riduce la mortalità e si allunga la vita e, questo, va quindi conteggiato quando si parla di aumento demografico, perché diventa un’ulteriore aggiunta.
Ma quando si diventa più efficienti diventa sempre più difficile e costoso ottenere ulteriori incrementi. Quindi gli incrementi che possiamo ottenere saranno oggi più contenuti. Proprio sul penultimo numero di Le Scienze ne parlavano. Adesso si punta su incrementi intervenendo sulla fotosintesi che è un processo inefficiente, ma incrementarne la resa è molto complicato e pone anche dei problemi etici.
Quindi è illusorio pensare che la scienza alla fine troverà una soluzione tecnologica per sfamare una popolazione sempre più numerosa. Dimenticandosi che dare da mangiare a tutti è solo uno dei problemi: non siamo dei polli da allevamento. Inoltre i cambiamenti climatici in atto non ci aiuteranno di certo a risolvere il problema, per non parlare della carenza di acqua dolce e di risorse energetiche. Non bisogna dimenticare che se tutto il mondo raggiungesse gli standard dell’Europa i consumi energetici mondiali aumenterebbero del 150 %. anche i consumi alimentari crescerebbero notevolmente.
Il problema degli interventi sull’incremento demografico è che impiegano decenni per vederne gli effetti: infatti in Cina la politica del figlio unico porta solo dopo 60 anni a raggiungere il limite massimo di 1.4 miliardi di persone, ma con un incremento che nel frattempo è stato di 500 milioni di persone.
E’ falso che la crescita demografica aiuti la crescita economica: i paesi africani hanno crescite elevate, che raggiungono anche l’8 % del PIL, ma la elevata crescita demografica rende vano questo incremento.
Anche in Europa l’Irlanda ha avuto una forte crescita economica con un calo netto delle nascite e con l’allontanamento da posizioni clericali. Nessun paese evoluto ha tassi di fecondità per donna superiori a 2, tranne Israele che ha altri motivi per tenere alta la natalità.
Per l’Italia è assurdo preoccuparsi del fare pochi figli senza preoccuparsi prima della possibilità che abbiano un lavoro e di vivere una vita decente. Fare figli per costringerli ad emigrare mi sembra una politica demenziale. L’Italia neanche negli anni del boom economico è stata in grado di dare lavoro a tutti tanto è vero che centinaia di migliaia, anzi milioni di italiani sono sempre stati costretti ad emigrare.

bruno gualerzi

Concordo in massima parte con la tua analisi ben documentata, con una riserva, che riguarda l”esperimento’ cinese. Non credo che sia solo necessario rimarcarne il fallimento pratico cifre alla mano. per quanto reale e già di per sè più che significativo… quanto il fatto che si sia cercato di risolvere un problema vitale puntando sulla possibilità che solo un regime autoritario potrebbe risolvere. C’è da sperare, per i cinesi e non solo, che la scienza riesca al più presto a trovare l’antidoto per questo virus ancora in parte ‘sconosciuto’ (cosa che solo la scienza può fare), ma un apporto decisivo lo può dare anche quel tanto di solidarietà concreta che le può arrivare dal resto del pianeta. Temo che, passata l’emergenza (spero al più presto), tutto tornerà come prima.

RobertoV

Volevo evidenziare che anche con rigide politiche (non poi così rigide visto che i tassi di fecondità per donna in Cina sono di 1.62 nel 2016, cioè superiori al nostro e di molti stati europei), possibili solo in stati autoritari, gli effetti degli interventi sull’incremento demografico presentano ritardi notevoli.
Riguardo all’attuale crisi non mi sembra che vi sia tanta solidarietà, ma una messa in stato d’accusa e demonizzazione dei cinesi. Ed ovviamente le misure adottate sono possibili solo in uno stato autoritario: impensabile in Italia isolare un’intera città.
Una cosa che nessuno ha fatto notare è che il pericolo di epidemie è proprio dove la densità di popolazione è elevata, cosa classica nel sud est asiatico. L’incremento demografico, con conseguente elevata densità, rende più facile la diffusione di nuove epidemie. Nel medioevo ci pensavano regolari pestilenze a creare nuovi spazi per i sopravvissuti.

bruno gualerzi

” Ed ovviamente le misure adottate sono possibili solo in uno stato autoritario: impensabile in Italia isolare un’intera città.”
Ed è questo, a tempi nemmeno tanto lunghi, l’aspetto più grave. La necessità, difronte ad un’emergenza che richiede interventi coinvolgenti l’intera popolazione… possono sì essere resi possibili autoritariamente… ma di fronte a problemi che travalicano situazioni circoscritte per coinvolgere l’intero pianeta… quali, appunto, il cambiamento climatico, la crisi energetica, li degrado della’ambiente, e un progresso tecnologico che paradossalmente rischia di accelerare questi problemi, per esempio contribuendo alla sovrapopolazione… forse si deve ricorrere ad una stretta autoritaria? A quale ‘progresso ‘ si andrebbe incontro?

Franco Ajmar

Un’osservazione marginale: come possono i vescovi e tutto il clero cattolico, anche attraverso Avvenire, incoraggiare le nascite quando, per proprio egoismo, si sottraggono da questo “compito”? Un po’ come farsi indicare da un baro come si gioca a poker. Se la riproduzione è una funzione sacra, perché loro vi rinunziano e danno consigli, quasi ordini, perfino sul numero ai normali esseri umani?

Manlio Padovan

I figli i preti li fanno, ma li manteniamo noi. Anche qui nel piccolo paese di Papozze (RO) il vecchio parroco, ora morto, aveva una figlia che viveva e credo viva ancora in un paese vicino. Se non ricordo male negli anni ’70 nella sola Germania si potevano contare ca. 6000 figli di preti cattolici. E anche le suore li fanno; ma i preti le fanno abortire ed è pure successo che il prete che ha fatto abortire la suora abbia poi celebrato il rito funebre alla suora morta per aborto.
Cose successe e ben note a lor signori e monsignori.
Il prete e la suora è in genere la più spregevole persona: infame e squallida.

Arta

È un problema che mi ha sempre interessato molto. Anni fa mi sono trovata a discuterne con una vegana – sostenitrice, appunto, della riduzione spontanea dei consumi da parte della popolazione allo scopo di “salvare il mondo” e con chi paventava viaggi di colonizzazione dello spazio…il mio punto di vista, che sosteneva l’incentivo ad una diminuzione delle nascite, sembrava eccessivamente autoritario. Bruno Gualerzi prospetta una redistribuzione della popolazione, però nel nostro caso questa porterebbe a non pochi problemi perché, come illustrato nell’articolo, siamo uno stato densamente popolato. Si starebbe molto stretti nel giro di qualche decennio, a meno che una legge non proponga di sospendere l’assistenza sanitaria per gli over 80…estremizzo, ma nemmeno troppo. Portare ad esempio la Cina mi sembra azzardato, poiché quel metodo pretendeva si inserirsi in un contesto sociale che lo rifiutava, soprattutto a livello rurale, e che in nessun modo incideva sulla mentalità delle persone, in particolare sull’emancipazione femminile (alla quale il governo, a parole, si proponeva di dare una spinta propulsiva). E questo tralasciando la crudeltà perpetrata nei confronti delle donne “non osservanti” e di quei bambini nati in più che, soprattutto se femmine, venivano spesso abbandonati ad un destino orribile. Io credo che ben poco si possa fare a livello mondiale perché non si possono imporre le nostre politiche altrove, magari si potrebbe fare in modo di far crescere associazioni internazionali che si occupano di planning familiare e di salute riproduttiva, lottare dove possibile contro l’ostracismo dei governi locali nei confronti di promozione dell’educazione sessuale, dei metodi contraccettivi, ecc…per quanto riguarda l’Italia non sono affatto d’accordo sull’eliminazione di bonus e incentivi, proprio perché, come viene specificato nell’articolo, sarebbe buona cosa diventare genitori nel momento in cui lo si desidera. Forse non si percepisce a causa della retorica familiare e passatista che ammonta il dibattito italiano, ma a fronte di una parte della popolazione (ridotta, per ora) che ancora mette al mondo figli senza alcuna consapevolezza esistono persone che vorrebbero farlo e vi rinunciano per motivi razionali e condivisibili.11

Fabio

La cosa più fastidiosa di chi manda questi allarmanti dati demografici è il ripetuto gettare il dito contro le famiglie. La responsabilità è dello Stato non delle coppie!

bruno gualerzi

Non credo sia improprio parlare di neo-malthusianesimo nel momento in cui si considera che alla crescita esponenziale della popolazione mondiale non corrisponde una crescita delle risorse necessarie per sostenerla, facendo prevedere… assieme ad altri fattori comunque a questo collegati…. esiti catastrofici in un futuro nemmeno troppo remoto. E le ‘risorse’ che mancano non riguardano soltanto quelle primarie, indispensabili per la semplice sopravvivenza (anche se per intere popolazioni pur sempre di questo ancora sin tratta), ma, paradossalmente, anche quelle che lo straordinario sviluppo tecnologico ha reso disponibili e che potenzialmente sarebbero in grado di affrontare concretamente il problema… ma che invece spesso finiscono per contribuire ad aumentarlo.
Come se ne esce? Intanto dando un maggiore ascolto… con le dovute cautele, ma liberandosi del fatalismo che storicamente le condanna… alle varie Cassandre profetesse di sventure. In altre parole forse è necessario non rimuovere quel riflesso apocalittico che la situazione ridesta… ma proprio per tenerlo sotto controllo invece di venirne poi sopraffatti quando sarà troppo tardi. Insomma, ascoltar prima di tutto la scienza. Anche se c’è un rovescio della medaglia altrettanto pericoloso, e che consiste in una mitizzazione del progresso che spesso caccia in secondo piano i vantaggi reali che può apportare per lasciare posto a soluzioni miracolistiche di natura religiosa. Di religioni in senso proprio o ‘laiche’ che siano.
Ora, la situazione è talmente complessa, sono talmente contraddittorie le possibili soluzioni che finiscono per annullarsi a vicenda (una per tutte: l’indispensabile arresto della crescita della popolazione come è ottenibile? Con un intervento immediato, drastico, possibile solo ad opera di regimi totalitari però con conseguenze nei rapporti umani forse anche più distruttive del pericolo che si vuole scongiurare… oppure con un’opera di acculturazione che, nella migliore delle ipotesi, otterrebbe risultati in tempi talmente lunghi da risultare di fatto inutili?).
Personalmente non vedo altra soluzione: mettere in campo tutte le forme di comunicazione che la rivoluzione informatica ha reso possibile trasformando il pianeta in un luogo dove tutti possono comunicare e interagire con tutti, per far vedere come all’orizzonte si prospetta un’apocalisse prossima ventura che non ha niente di biblico. Che sarà tutta umana e che solo l’uomo può scongiurare. Utopia? Forse, ma l’alternativa si prospetta – sia pure dopo tanto progresso – ancora di tipo malthusiano: un bel salasso dopo il quale i sopravvissuti – ammesso che ce ne siano – potranno ricominciare da zero.

teiafer

Secondo me ci sono due aspetti da considerare, la sovrappopolazione globale e la decrescita regionale italiana.
Apparirebbero in certa misura complementari qualora chi si spopola, ma detiene maggior tecnologia e cultura, decida attivamente e fattivamente di ripopolarsi sfruttando un flusso migratorio programmato e qualificato da chi sovrappopola.
È vero che abbiamo alta densità di popolazione, dato anche il nostro territorio, però se le strutture pubbliche sono dimensionate per 60 milioni di abitanti e soprattutto le pensioni vengono pagate da chi lavora, una diminuzione della popolazione attiva di milioni o decine di milioni di unità nelle prossime decine di anni non potrebbe che condurre al tracollo anche sociale ed economico la nostra nazione, per cui dovrebbe essere evidente che l’unica soluzione regionale valida sia un’immigrazione controllata e di qualità da paesi sovrappopolati e ad alta natalità.

RobertoV

Quando parliamo della sovrappopolazione mondiale dobbiamo considerare che il problema attualmente non siamo noi occidentali, dove i tassi di fecondità delle donne sono inferiori alla soglia del ricambio ed anzi se non vi fossero gli immigrati i nostri tassi sarebbero ancora più bassi. Per esempio in Italia il tasso complessivo è di soli 1.29, ma di 1.21 per le sole italiane, mentre le straniere hanno tassi di 1.94. Tra l’altro la cosa positiva è che anche le straniere una volta che vengono qua riducono i loro tassi di fecondità. Per esempio nel 2008 il tasso era ancora di 2.65 per le donne straniere in Italia. Se non vi fosse stata l’immigrazione la popolazione europea sarebbe diminuita di diversi punti percentuali, gli stessi italiani oggi sono circa 55 milioni, un paio di milioni in meno rispetto al nostro massimo storico senza l’immigrazione, anche se andrebbe aggiunto il fatto che vi sono milioni di italiani emigrati (e che ancora emigrano) nel resto del mondo.
In totale gli europei rappresentano circa il 10 % del totale mondiale, mentre in passato grazie a tassi più elevati e maggiore sopravvivenza, eravamo arrivati a rappresentare il 20 % circa della popolazione mondiale.
Attualmente il vero problema è l’Asia dove vive oltre il 57 % della popolazione mondiale, con quasi 2 persone al mondo su 5 che o sono cinesi o indiane, e con densità di popolazione elevatissime in certe zone (il Bangladesh ha 170 milioni di persone su una superficie pari a mezza Italia, le Filippine 105 milioni di persone su una superficie pari all’Italia, Wuhan da cui è partita l’infezione densità pari a 4 volte quella dell’Italia), ma in prospettiva le maggiori possibilità di crescita sono in Africa dove le politiche di controllo delle nascite hanno meno successo (soprattutto in certe zone dell’Africa centrale).
Il problema grosso è che queste nazioni arretrate incominciano a crescere anche economicamente e, quindi, la richiesta di risorse cresce e crescerà molto di più della crescita demografica.
Che l’Italia si preoccupi del suo calo demografico ha un senso sociale ed economico, ma non bisogna dimenticare che le sovvenzioni alle famiglie per far fare più figli in un paese occidentale hanno effetti minimi come si vede anche in altre nazioni europee, basti pensare ad Austria e Germania. Cioè hanno più un significato di equità sociale. Contano molto la struttura ed organizzazione sociale e le prospettive future, ma comunque stiamo parlando di decimi di incremento al massimo perché in nessun paese occidentale si raggiunge la soglia del ricambio.

pendesini alessandro

Complimenti : ottimo articolo che ovviamente condivido in toto…

La storia umana relativamente recente è stata –ed è tuttora- un selvaggio sfruttamento collettivo e un’irresponsabile distruzione delle risorse naturali, viventi e non viventi, a beneficio immediato e indipendentemente dalle conseguenze a lungo termine. Gli esseri umani sono schiacciati dal loro stesso numero. Le città sovraffollate stanno creando giungle senza legge. Enormi territori testimoniano la lotta delle popolazioni che mancano di tutto per sopravvivere in condizioni insopportabili. Nonostante i progressi della medicina, le epidemie mortali stanno diventando più minacciose di quanto non siano mai state. I conflitti, aggravati dalle disparità economiche, dal nazionalismo e dal fondamentalismo, infuriano in varie parti del mondo. Lo spettro di un olocausto nucleare è diventato pensabile ?

Cigliegina sulla torta : Sovente si esprime l’opinione, purtroppo, che se il pianeta diventasse inabitabile per eccesso di persone, avremo sempre la soluzione di lasciarlo quindi andare a vivere in un altro mondo. Di conseguenza molti sono arrivati all’idea suicida che non è così importante difendere l’integrità del nostro ambiente …SIC !

Da quello che emerge da seri studi accademici sulla nostra vera natura risulta che, salvo miracoli, o radicali cambiamenti di paradigma, nessuna rivoluzione politica, o tipo di educazione, porrà fine alla conlittualità o antagonismo tra gli umani !
« L’uomo vuole la concordia, ma la natura conosce meglio di lui ciò che è buono per la sua specie: vuole la discordia »… Emmanuel Kant Dixit !
Va pero’ aggiunto che attualmente gran parte dell’umanità puo’ evitare –grazie al progresso della medicina, ma non solo- le pene dell’inferno, non dopo ma prima della morte…..

Dimenticavo : Rimango più che convinto che fare figli in una qualsiasi latitudine, soprattutto in un contesto palesemente sfavorevole, non è affatto una prova d’”amore” o d’altruismo –come certi illuminati pretendono, ma di celestiale egocentrismo !

Diocleziano

” …ma di celestiale egocentrismo… ”

Ricordo un articolo letto molti anni fa nel quale si spiegava come la difficoltà
a far riprodurre gli animali in cattività fosse dovuta al loro istinto di sopravvivenza: non avendo a disposizione il cibo in modo naturale, secondo i ricercatori,
gli animali pensavano che moltiplicandosi non ce ne sarebbe stato abbastanza
per tutti.

Che siano più sagge le bestie?

bruno gualerzi

“La selezione naturale è basata sulla violenza tra le specie e all’interno di ogni specie. Anche la specie umana deve ‘naturalmente’ stare al gioco… ma non è il caso che cerchi di guadagnarsi troppe benemerenze noi confronti di chi lo dirige. A volte – magari con una corroborante guerra rigeneratrice di energie e in grado di sfoltire il gregge – cercando perfino di contendergli il ruolo, di rubargli il mestiere. La natura esige dall’uomo tante cose… ma non credo esiga che sia più stupido del necessario.
(Aforisma)

Manlio Padovan

Effettivamente ed oggettivamente la natura non lo esige, ma lo esige la evoluzione e il genere umano è lo sgorbio della evoluzione.

bruno gualerzi

Caro Manlio,
ne posso anche convenire, ma l’evoluzione ‘evolve’ e se ne frega di cosa combina… e perchè noi non dovremmo fregarcene di lei 🙂 e – da atei che ritengono di avere come individui una vita sola… e che è quella che stiamo vivendo ‘qui e ora’, per ognuno di noi non ce ne sono altre… non dovremmo giocarcela con quel tanto di autonomia che riusciamo a ritagliarci? Intanto magari non scannandoci stupidamente a vicenda per farle piacere e vivendo in pace tra di noi? Perchè poi, a pensarci bene, per ‘non andare – come usa dire – contro natura’… una natura che dopo tutto ci ha dotato di ragione – dovremmo andare contro noi stessi, che a nostra volta sempre natura siamo?
Saluti atei.

dissection

Nel mio piccolo, ribadisco ciò che commentai diverso tempo fa su questo stesso blog su questo stesso tema. In una Italia già oberata da una popolazione tre/quattro volte il sostenibile, sempre che l’idea di impronta ecologica abbia ancora un senso, i sovranisti vaticalioti che insistono sul fare figli perché non ne nascono abbastanza, intendono ovviamente dire che non nascono abbastanza ITALIANI. Lamentano la possibile futura mancanza di carne da indottrinamento religioso & sondaggio elettorale che garantirebbe ai suddetti sovra(ppensiero)nisti la continuità di porci comodi & stipendi milionari rubati che cercano di difendere con tutte le loro forze.

mafalda

Quando la carne sarà davvero poca cercheranno l’alleanza con gli islamici. Gli unici a cui va sempre male siamo noi atei.

dissection

I quali ci combatteranno, o meglio combatteranno la società in cui verranno ospitati, con la più efficace delle armi che hanno a disposizione, ossia le pance delle loro donne che tanto disprezzano, maltrattano & segregano, in fondo in fondo, perché le TEMONO, da beceri retrogradi ignoranti quali sono, anche se ovviamente non lo ammetteranno mai, neanche a sé stessi.

RobertoV

Infatti. Anzi, di “veri italiani”. Si capisce chiaramente dalle loro varie affermazioni che la preoccupazione è per gli taliani “doc” bianchi (sempre che questo abbia un senso), in una logica nazionalistica ed etnica di baionette e spazio vitale, di guerra. La preoccupazione di invasioni e diminuzione del peso demografico per la maggiore natalità degli altri e minori adepti e per i “diversamente italiani”. Perché se la preoccupazione fosse per l’Italia non sarebbero contrari allo ius soli che farebbe arrivare nuovi giovani cresciuti in Italia o a rendere più facile la cittadinanza per gli stranieri residenti o facilitare le adozioni anche ai single. Inoltre non si preoccupano del come vivrebbero questi nati in più, tanto è vero che pensano che per risolvere la natalità bastino dei bonus nascita, degli aiuti in gravidanza e la famiglia “tradizionale”.
La cosa, però, che rilevo è che questi campioni della natalità, quando riguarda loro si comportano in modo decisamente differente: a parte il caso Fiore, preti e suore non fanno figli e non hanno famiglie, la Meloni ha una sola figlia, Salvini 2 figli, ma con due donne diverse e fa il papà per le telecamere, l’ex ministro Fontana ha una sola figlia, Pillon ne ha due e questo nonostante siano ricchi e potrebbero farne o adottarne molti di più. Il classico “armiamoci e partite”.

dissection

Dodici Burundesi consumano meno di tre Texani. Nel senso di mangiano. Aldilà (semicit. ;D ) di facili ma imprecise considerazioni su consumo di energia, lavoro eccetera, non si può non arrivare alla conclusione che, alla fine della fiera, daje daje, stringi stringi, il Problema, causa ultima di (quasi) tutto, è il capitalismo, unito al patriarcato in un sincretismo deleterio per il genere umano stesso, il quale è proiettato in una spirale bulimica autoalimentante che ci condurrà alla fine delle condizioni che permettono la nostra autoconservazione e perpetuazione su questo pianeta.

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