Dall’alt right all’alt christianity?

Articolo pubblicato sul n.2 di Nessun Dogma – Agire laico per un mondo più umano.
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La mutazione della nuova destra tra populismo, sovranismo e confessionalismo.

Un’inquietante legione di meme si aggira su internet. È emersa dal frullato della nuova destra populista, aggiornata ai tempi di forum e social e (in teoria) fuori dagli schieramenti. Quella che negli Usa chiamano “alt right” si ramifica altrove. Una nicchia, la cui influenza si fa però sentire sulla politica e contribuisce a ridefinire il rapporto tra destra e religione. E di conseguenza, non può non interessare chi si impegna per la promozione di laicità e diritti.

A coniare il termine pare sia stato nel 2010 Richard Spencer, suprematista bianco cresciuto in ambienti conservatori da cui è allontanato per le idee estreme. Spencer si è detto ateo ma “culturalmente cristiano” e ammiratore di Nietzsche. Altra figura emblematica è Milo Yiannopoulos, cattolico omosessuale ostile a istanze lgbt e femminismo, caduto in disgrazia per dichiarazioni sulla pedofilia. In questo ribollire ideologico coesistono frange paganeggianti e anticristiane, sostenitrici del razzismo e del “darwinismo” sociale, antisemite, movimenti che si richiamano alla teologia cristiana o all’identitarismo occidentale. Tesi contraddittorie che finiscono per trovare una sintesi nel movimento.

Non mancano esplosioni di violenza. Diversi stragisti del decennio trascorso si richiamano a discorsi emersi in tali ambienti. A compiere un (tragico) salto di qualità, ispirazione per epigoni che ne seguiranno le orme, è il norvegese Anders Behring Breivik. Il terrorista che il 22 luglio 2011 fa strage a Oslo e sull’isola di Utøya. Breivik, sebbene non sia un credente da manuale in quel periodo si considera un crociato investito da una missione divina. Diffonde un corposo manifesto intitolato 2083: A European Declaration of Independence: qui attacca il multiculturalismo e vagheggia una guerra tra occidente e mondo islamico che si concluderà profeticamente proprio 400 anni dopo l’assedio di Vienna (1683). La parte più ecumenica della Chiesa come gli “umanisti suicidi” (ovvero le organizzazioni laiche, molto radicate nei paesi scandinavi) sono oggetto dei suoi strali. Non a caso attacca la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, considerandola complice del “marxismo” e del “multiculturalismo”, scandalizzato dalla prima sentenza (poi ribaltata) che nel 2009 aveva sanzionato l’Italia per il crocifisso nelle scuole. Il noto caso Lautsi, che ha visto l’Uaar in prima fila per difendere la laicità. Anche i proclami di altri terroristi bianchi sono imbevuti di teologia guerriera. Indicativo il caso di Brenton Tarrant, che nel 2019 ha massacrato decine di musulmani a Christchurch in Nuova Zelanda. Nel suo scritto The Great Replacement si ispira a papa Urbano II e ad altri condottieri cristiani della lotta contro l’islam.

Con le elezioni del 2016 e l’ascesa di Donald Trump alle primarie repubblicane la destra “alternativa” conquista uno spazio mai visto, influendo sulla vittoria del nuovo presidente. Un cristiano dichiarato – forse anomalo, ma non rispetto agli standard americani – che si circonda di consulenti evangelici e guida la sterzata confessionalista per smantellare lo storico “wall of separation” tra stato e religione. Mentre in passato gruppuscoli neonazisti e razzisti non avevano credito, con l’alt right la musica è cambiata. Uno degli alfieri di Trump era Steve Bannon: estimatore del fascista “mistico” Julius Evola, prima eminenza grigia del sito populista Breitbart News poi, scaricato dal presidente, fondatore di The Movement. Ovvero una “Internazionale populista” che raccoglie anche le simpatie della Lega e vanta contatti in tutto il mondo con gruppi rosso-bruni, reazionari e integralisti. Bannon voleva aprire una scuola di formazione di tale “movimento” proprio in Italia, nella certosa di Trisulti. La struttura era stata data in concessione (poi revocata) nel febbraio del 2018 dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo al Dignitatis Humanae Institute, fondato dal (convertito) cattolico inglese Benjamin Harnwell, vicino a settori anti-bergogliani del Vaticano.

Mai come in questi anni montano complottismo e uso spregiudicato delle fake news per polarizzare gli schieramenti. Ad esempio si insinua negli Usa la teoria apocalittica di QAnon, collegata al Pizzagate: secondo una presunta gola profonda dentro le istituzioni, Trump sarebbe in lotta contro una potente lobby (democratica) di pedofili satanisti.

Le convinzioni esplicitamente razziste, antisemite o neonaziste sono solo la punta dell’iceberg della nuova ultra-destra, sebbene rumorose a livello mediatico per polemiche e violenze. Ciò che è preoccupante è l’infiltrazione di certi umori xenofobi, anti-femministi, identitari, omofobi in contesti più allargati e tradizionali. Il tutto condito da un sapiente uso dei social per creare uno stato di guerricciola permanente – a colpi di meme e dichiarazioni al vetriolo – che punta a scandalizzare, nei nostri lidi, “buonisti” e “politicamente corretto”. Molto più ampio è quindi il raggio della nuova destra che in parte raccoglie il testimone dell’alt right in declino, sfrondandone le punte violente ed estremiste. Ma conservando un’attitudine complottista e rancorosa, unita al desiderio di comunitarismo identitario per affrontare un’epoca ritenuta caotica e decadente.

Una volta salita sul palco della politica, per quanto parta da premesse roboanti e contro un supposto establishment, questa neo-destra ha finito per dare nuova linfa a vecchie idee. Come l’identitarismo confessionalista: anche se le nuove generazioni di attivisti sono teoricamente più secolarizzate, messe alle strette abbracciano il tradizionalismo religioso e identificano l’occidente con la cultura cristiana. Soprattutto per contrapporsi a islam, laicità, immigrazione, progressismo. Seguono altri refrain del confessionalismo: l’antipatia verso i non credenti (persino da parte di “atei devoti”) e l’ostilità al principio di laicità. I primi sono giudicati degli utili idioti per la loro maggiore tolleranza (tendenza su cui convergono svariate ricerche) verso minoranze, migranti, musulmani e per lo scarso attaccamento a tribalismi autoctoni. Si teme invece la laicità poiché avalla libertà, incredulità e individualismo: favorirebbe la penetrazione di forze esterne. Tra gli “alieni” non mancano i migranti, quasi un’orda barbarica che travolgerà il limes dell’occidente, e oscuri potentati economico-finanziari di cui George Soros è incarnazione – tra l’altro di origine ebraica, a titillare l’antisemitismo. Migranti e lobby finirebbero per essere in combutta, assieme alle ong, per la “sostituzione etnica”, aggiornamento del piano Kalergi. Senza tralasciare l’ostilità verso le persone lgbt, accusate di stravolgere cardini sociali come famiglia “naturale” e ruoli di genere, nonché di pervertire i più piccoli con il presunto “indottrinamento gender”. Elemento caratteristico è anche il desiderio di rivalsa del maschio, a disagio in un mondo contemporaneo dove la sua centralità è in declino, intaccata dalla parità di genere. Non sorprende quindi l’ossessione per il natalismo altrui (specie dei musulmani) e la riproposizione di atteggiamenti misogini.

Ci si interroga ormai anche in ambito accademico sul rapporto tra religione e destra alternativa: da segnalare una serie di contributi sul tema del Berkley Center for Religion, Peace & World Affairs presso la Georgetown University. Rapporto sì contraddittorio ma che negli Usa – dove schiavismo, razzismo e segregazione sono stati giustificati in senso religioso – ha profonde radici. Non sorprende quindi che si parli di “alt christianity”, movimento religioso post-moderno in una società che si va secolarizzando. In alcuni paesi, formazioni e politici con retaggi diversi ma galvanizzati dal clima sovranista e identitario hanno preso piede: Jair Bolsonaro in Brasile, Viktor Orban in Ungheria, Vladimir Putin in Russia. Qualche esempio di quelli che ce l’hanno fatta, mentre altri scalpitano. In Spagna ad esempio guadagna consensi Vox, partito della rivalsa ultra-cattolica che vuole smantellare l’eredità di Zapatero.

Questa deriva contemporanea non preoccupa solo i laici, ma è fonte di imbarazzo per settori di ispirazione religiosa che ne temono il magnetismo. I fedeli sono sempre più attirati da certi discorsi, che gli appelli concilianti di esponenti religiosi non riescono a frenare. L’esempio italiano è emblematico: se papa Bergoglio e i preti impegnati nel sociale si schierano per l’accoglienza dei migranti, è pur vero che ormai la Lega raccoglie da sola il consenso di una larga fetta di cattolici (almeno il 30%, stando ai sondaggi). La parabola della Lega rispecchia bene questa mutazione dall’alt right di minoranza alla nuova destra confessionale di massa. Se era partita con i pittoreschi retaggi celtico-padani e l’anticlericalismo bossiano, ora è approdata al sovranismo e all’ostentazione bigotta dell’era salviniana. Molti italiani preoccupati dai cambiamenti sociali e culturali in corso nel nostro paese sono sedotti dalla decisione di Matteo Salvini nel dare battaglia su temi come il matrimonio tra uomo e donna, la difesa di presepi e crocifissi nelle strutture pubbliche, l’estremismo islamico e l’ideologia di genere. Proprio l’Italia è un laboratorio per l’evoluzione di questa nuova destra in bilico tra confessionalismo e nazionalismo. Come avvenuto tristemente in passato.

Valentino Salvatore

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6 commenti

dissection

Posso capire come molte menti deboli (leggi: molti italiani) abbiano una fascinazione per la figura del cosiddetto uomo forte, qualsiasi cosa questa espressione significhi. Non comprendo invece come non si arrivi a capire che l’uomo forte (di potere, non di altro) abbia più forza, per l’appunto, per esercitare il suo potere a DISCAPITO di chi, debolmente, gli ha conferito tale potere/forza. Ma forse a costoro piace maggiormente così, che cce voi fà…

Diocleziano

Deficit cognitivo per gli individui dai 16 ai 65 anni: 28%
Analfabetismo funzionale nella comprensione nella lettura: 47%
E ci meravigliamo che in Italia si deleghi all’Uomo Forte?
Se poi una parte di questi ‘intellettuali’ a sua volta compila testi…

dissection

Emperor
Ecco il perché del fiorire incontrollabile di complottismi, fake news, deliri mediatici e non solo, e così via. Nessuna meraviglia: menti semplici cercano soluzioni semplici. La mia perplessità è sul perché si pensi che l’Uomo Forteh (TM) sia una soluzione semplice. E sul perché si pensi che una soluzione semplice possa risolvere infiniti problemi complessi. Purtroppo, una buona parte di questi intellettuali che compila testi, oggigiorno, in Italia va’sotto una categoria definita “giornalisti”, e l’odierna velocità di diffusione dei dati non aiuta nel tentativo di perlomeno rallentare questo trend. Right?

RobertoV

Penso che sia legato anche alla scarsa cultura democratica in cui si pensa che leggi e contrappesi siano un danno ed un peso e che quindi il tiranno sia più efficiente della democrazia nel risolvere i problemi. Da noi i millantatori trovano facili seguiti: da Craxi, a Berlusconi, da Renzi, Formigoni, a Salvini e Meloni, ai papi. Così come le analisi di problemi complessi sono semplicistiche (basta vedere le discussioni politiche e giornalistiche e quelle economiche), si pensa che un solo uomo con formule semplici e magiche possa risolvere i problemi. In questo modo affidandosi ad un solo condottiero si evita di pensare troppo ed assumersi le proprie responsabilità.
Inoltre da noi è diffusa una visione clientelare del potere e della struttura sociale (in cui la chiesa cattolica ha un ruolo importante) ed i clienti hanno bisogno di una persona di riferimento.

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