(di Mara Gergolet. Fonte: il Corriere della Sera)
Il dibattito, e lo scontro, è questione di parole. Di wording , come si ripete da giorni nei corridoi dell’Onu a New York. Precisamente di queste: «L’aborto non è un diritto». Gli Stati Uniti hanno chiesto che questa frase – per essere precisi, questo emendamento – compaia nella dichiarazione finale del Summit delle Donne delle Nazioni Unite. Non un documento originale, è vero, perché riprende la «dichiarazione di Pechino» (1995), ovvero il testo che fissò per conto dell’Onu i diritti delle donne nel mondo. Però per giorni gli Stati Uniti hanno minacciato che non firmeranno nessun documento finale, a meno che il testo non sia modificato. Perché, quel documento com’è, dice il governo Bush, implicitamente sostiene che l’aborto è un diritto umano. Ed è su questo terreno che si è scatenata una nuova battaglia tra America ed Europa: una battaglia ideologica, di posizioni etiche contrapposte. Che ha visto l’America isolata e perdente, con il solo appoggio di due Paesi arabi: l’Egitto e il Qatar. Tanto che ieri al Palazzo di Vetro è circolata con insistenza la voce che gli Stati Uniti avevano già deciso di fare dietrofront. E, alla sera, la mozione è stata ritirata. […]