La sentenza sulla jilbab: un aiuto alle donne o all’integralismo?

(di Nacéra Benali. Fonte: il Messaggero)
Nel dare ragione a una studentessa musulmana, che indossa il velo e che aveva fatto ricorso contro la sua espulsione da un liceo londinese, la Corte d’Appello Britannica ha creato un vero precedente legislativo nell’Unione europea. […] Adesso tutte le giovani musulmane britanniche, costrette dai loro genitori a una pratica integralista dell’Islam – e sono decine di migliaia – potranno avvalersi della giurisprudenza per rivendicare di portare a scuola il jilbab, il niqab o lo chador, a seconda del loro paese d’origine. E il paradosso è che mentre molti paesi musulmani stanno lottando contro il velo, saranno i paesi occidentali a diventare “complici”, con una tolleranza nel segno del rispetto della diversità culturale e religiosa, del fondamentalismo più radicale e insidioso che ha trovato asilo sotto il cielo delle democrazie europee. In Italia, il velo è “tollerato” nelle scuole e nei licei. Addirittura, un gruppo di genitori egiziani ha ritirato le sue figlie velate da una scuola di Milano, perché la classe speciale e senza presenza di maschi richiesta da loro non è stata autorizzata, giustamente, del ministero della Pubblica Istruzione. È ovvio, che il governo italiano non intende aprire un dibattito sulla laicità nelle scuole, perché altrimenti dovrebbe confrontarsi col Vaticano, prima ancora di doversi scontrare con i musulmani che praticano un Islam oscurantista. In Turchia, le ragazze velate non sono ammesse nelle università, lo stesso avviene in Tunisia. E in Marocco – paese governato da una monarchia che si proclama discendente del profeta Muhammed – molti scuole superiori non accettano le iscritte velate e nessuno ha mai fatto causa per questo al governo marocchino. […] Adottare il jilbab come abito é solamente il primo passo verso una vera clausura sociale. Queste donne rifiuteranno di praticare sport, di mescolarsi agli uomini, di farsi visitare da un medico uomo e non potranno pretendere di aspirare a certi mestieri. A loro volta, imporranno alle loro figlie di coprirsi, non appena queste avranno raggiunto la pubertà. «Per chi ha lottato contro il fondamentalismo rischiando la propria vita, è difficile accettare queste abitudini: sono le stesse donne a scegliere lo strumento della loro esclusione scolastica, professionale e sociale», ci spiega una femminista di Algeri. […] Che questa giovane studentessa sia stata manipolata da leader integralisti, lo testimonia il suo gesto provocatorio all’esito dell’audienza. La ragazza ha letto davanti al tribunale una dichiarazione scritta, affermando che «dall’11 settembre nelle società occidentali l’Islam è stato denigrato in nome della cosiddetta “guerra al terrore”. È incredibile che nel cosiddetto mondo libero debba battermi per indossare questo vestito». È chiaro che chi ha scritto questo comunicato altamente politico, usa il corpo di questa giovane musulmana per trionfare su un Occidente la cui libertà fa comodo solamente per una questione di propaganda.

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