Un interessante articolo di Salman Rushdie su “Repubblica”

Con l’eloquente titolo “Il mondo diviso tra chi crede e chi no”, il quotidiano romano “La Repubblica” ha pubblicato oggi un denso intervento di Salman Rushdie. “Non ho mai pensato di essere uno che scrive di religione fino a quando una religione non ha iniziato a starmi alle costole. […] ora, a distanza di sedici anni, la religione incalza tutti noi e, anche se con ogni probabilità la maggior parte di noi – come me un tempo – avverte di avere ben altre e più importanti preoccupazioni, dovremo tutti quanti far fronte alla sfida. Se fallissimo, questo particolare pesce potrebbe finire col farci friggere tutti”. A questo inizio fanno seguito due domande e due risposte: “L´umanità si è sempre rivolta alla religione per cercare le risposte a due delle grandi domande legate all´esistenza: da dove veniamo? Come dobbiamo vivere? Per quanto riguarda la questione delle origini, tutte le religioni hanno torto, molto semplicemente. L´universo non fu creato in sei giorni da una forza superiore che al settimo giorno si riposò. Né fu creato dal nulla da un dio celeste con uno sconvolgimento immane. Per quanto riguarda l´interrogativo sulla vita sociale, poi, la semplice verità è che quale che sia la religione ai posti di comando di una società ne sboccia sempre e soltanto una tirannia. Ne nasce l´Inquisizione, ne spuntano fuori i Talebani. Ciò nonostante, le religioni persistono a sostenere di poter assicurare un accesso del tutto privilegiato alle verità morali e di conseguenza di meritare un trattamento speciale e protezione. Le religioni continuano a emergere dall´ambito della sfera privata – alla quale del resto appartengono, tanto quanto molte altre cose che sono pienamente accettabili quando fatte in privato tra adulti consenzienti e che diventano del tutto inaccettabili sulla pubblicapiazza – per candidarsi al potere”. Dopo aver ricordato che un ateo non avrebbe alcuna chance di essere eletto presidente degli Stati Uniti, Rushdie tesse un elogio della laicità europea, da cui vede distanziarsi sempre di più il “devotamente cristiano” Tony Blair.

Archiviato in: Generale