(di Celestino Ferraro. Fonte: L’Opinione)
Bisogna leggersi l’articolo di Umberto Eco su “L’Espresso” di questa settimana per raccapezzarci sulla vexata quaestio che tiene banco fra credenti e miscredenti: l’embrione e la sua sacralità. Ancora una volta, Tommaso si rivela come il santo eponimo dell’incredulità. Volendo toccare con mano la natura dell’embrione secondo la Chiesa (come egregiamente fa Umberto Eco) si scoprono altarini (è proprio il caso) non precisamente edificanti. Secondo l’opinione di san Tommaso d’Aquino, “Tanto nomini nullum par elogium” (che è adottata come dottrina Ufficiale della Chiesa), l’embrione non può essere considerato Uomo. Tommaso infatti riprende la dottrina aristotelica delle tre anime: la vegetativa, la sensitiva e la razionale (che, sola, costituisce la forma dell’essere umano). Ebbene, solo le prime due appartengono all’embrione nel suo sviluppo, mentre la terza viene infusa da Dio solo alla fine dello sviluppo nel feto pronto al parto. L’embrione non è quindi un uomo, e questa non è la posizione di un ateo blasfemo ma la dottrina ufficiale della Chiesa. Non è prudente addentrarsi in campo filosofico, come quando ci si richiama alla nozione di potenzialità aristotelica per difendere la natura umana dell’embrione. Ci si possono scottare le mani di molti dotti. Si ha quindi il dovere di non mescolare le carte quando parliamo di sacralità dell’embrione: se la dottrina è questa (e non risulta sia mai stata messa in discussione) si ha il dovere di pubblicizzarla e difenderla. O dovremmo pensare che la bassa cucina politica nostrana sia il reale interesse della Chiesa, e non la sacralità dell’embrione? Perché infatti si invita al non-voto, e si tace su quella che è la codificata dottrina ufficiale della Chiesa: l’embrione non è un essere umano!