Dietro il movimento religioso un traffico di allucinogeni

Fonte: Repubblica.it
Sulla targa della sede di Assisi c’è scritto Casa Regina della Pace. Ma i finanzieri, dietro il movimento religioso Santo Daime, la cosiddetta Religione della foresta, hanno scoperto un’organizazione che spacciava stupefacenti. Ventun persone arrestate, tre ordini di custodia cautelare recapitati in carcere ad altrettanti imputati già detenuti. L’operazione “Mistica” svela un giro internazionale di allucinogeni e mette il naso in un sodalizio criminoso che aveva radici in Brasile e diramazioni nei maggiori paesi europei; in Italia, le sedi di Santo Daime erano in Piemonte, Lombardia, Liguria, nel Lazio e nella zona del Trieste. Oltre alla Casa Regina della Pace ad Assisi, il Santo Daime a Trieste, il Camonho das estrellas a Milano e Genova. Tra gli adepti del movimento, laureati e professionisti, tra i 25 e i 60 anni, con discrete disponibilità economiche. Iscriversi al movimento costava dai 15 ai 30 euro ma per ogni rito gli associati dovevano versare altri 45 euro (per due riti, sconto di 15 euro). Niente soldi in contanti: i versamenti erano indirizzati ad una banca di Miami, in Florida. […] Secondo la Guardia di Finanza gli adepti al movimento sono migliaia, sparsi un po’ in tutto il mondo. Il movimento pseudoreligioso Santo Daime fu fondato agli inizi del XX secolo in Brasile ma oggi conta affiliati nel sud e nel nord America oltre che in Olanda, Spagna, Germania, Francia, Portogallo e Italia: la sede di Assisi era la principale tra le agenzie italiane.

AGGIORNAMENTO DEL 10 APRILE 2008: Riceviamo dalla Casa Regina della Pace quanto segue:
I fatti da Voi riportati si sono conclusi con provvedimento di archiviazione per assenza di ipotesi di reato (Tribunale di Perugia, sentenza n° 1391/05 del 04/04/2006). In particolare, dopo gli arresti del 17/03/2005, tutti gli allora indagati sono stati rilasciati dopo otto giorni di detenzione cautelare in carcere. Alcuni di essi hanno successivamente scontato la detenzione domiciliare fino
> al rilascio in libertà totale di tutti gli indagati dopo circa quattro mesi. A seguito di diversi appelli da parte degli allora indagati, invocanti la totale assenza di reato, e respinti dal Tribunale di Perugia, la Suprema Corte di Cassazione si è riunita il 6 ottobre 2005 per decidere in merito. A dicembre 2005 il provvedimento è stato reso pubblico, decretando che le prove fornite dall’accusa non erano sufficienti ad identificare alcuna ipotesi di reato, ed in particolare che la bevanda utilizzata per scopi religiosi non poteva considerarsi sostanza drogante poiché derivata in maniera naturale da piante presenti in natura nella foresta amazzonica, e NON prodotta da elaborazione o sintesi umana volta a potenziarne gli effetti (Corte Suprema di Cassazione ­ VI Sez. Penale, sentenza n° 44229/05 del 06/10/2005). Visto quanto sopra, su richiesta del Pubblico Ministero stesso, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Perugia ha decretato l’archiviazione per assenza di ipotesi di reato. Inoltre, è notizia delle prime settimane del 2008, il provvedimento della Corte d’Appello di Perugia che ha accolto l’istanza di riparazione per ingiusta detenzione ed ha riconosciuto il diritto all’indennizzo alle persone coinvolte nelle indagini del 2005 a fronte dei danni personali, familiari, morali e patrimoniali subiti (Corte d’Appello di Perugia ­ Sez Penale, ordinanza n° 1043RB del 21/12/2007).

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