(Di Umberto Mazzone. Fonte: Pagine di difesa)
[…] Dei singoli Stati che hanno riconquistato l’indipendenza nel 1991, l’Estonia (capitale Tallinn e 1 milione e 400 abitanti) ha una comunità cattolica veramente esigua (circa quattromila componenti) che risulta la più piccola del continente. Ridottissima è la presenza del clero che assomma a poche unità. La confessione maggioritaria è quella luterana, seguita da quella ortodossa che ha una forte tradizione di legami con il potere politico. La Lettonia (2 milioni e 400 abitanti, capitale Riga), di cui è arcivescovo il cardinale Janis Pujatis, ha subito una scristianizzazione fortissima e oggi sull’intera popolazione si calcola che il 16% sia protestante, il 15% cattolico, l’ 8% ortodosso, mentre il 7% fa capo alla setta russa dei vecchi credenti. Il rimanente è apertamente lontano dalla vita religiosa. Secondo l’arcivescovo di Riga la Lettonia si attende dall’ingresso nella Unione Europea l’aprirsi di opportunità che consentano, nel legame con paesi di più solida e istituzionale cristianizzazione, un rafforzamento della diffusione della fede. In Lituania (3 milioni 600 mila abitanti, capitale Vilnius), arcivescovo il cardinal Audrys Juozas Backis, la popolazione è in maggioranza cattolica, la Chiesa tiene a sottolineare che l’attenzione all’Europa non deve rimuovere il senso e la tradizione dei valori cristiani radicati nella cultura e nella società locali. […] La Lituania si rivela nel suo complesso una realtà largamente secolarizzata, in contrasto evidente con le immagini più note di un paese tradizionalmente devoto. Una secolarizzazione che si manifesta anche nel calo dei matrimoni (da 10.790 nel 1999 a 8.490 nel 2002), dei battesimi (da quasi 34.000 nel 1999 a 25.700 nel 2002), delle ordinazioni sacerdotali (32 nel 1999, 19 nel 2002). Alla liturgia della messa partecipa una percentuale della popolazione che non supera il 10%. […]