(Fonte: il Mattino)
Roma. La «dolce morte» e le leggi italiane, una questione complessa affrontata da ben cinque proposte di legge (quattro alla Camera ed una al Senato), su nessuno delle quali si è ancora mai aperta la discussione. E mentre anche nel nostro Paese è acceso il dibattito sulla vicenda, con il Vaticano che definisce una vera e propria condanna a morte l’ultima decisione del giudice federale, l’esigenza di riflettere anche in sede parlamentare sugli interrogativi che l’eutanasia pone torna a farsi forte. In realtà, la discussione è aperta anche sulla possibilità di poter parlare di eutanasia in un caso come quello di Terri Schiavo. Almeno la pensa così Giuliano Pisapia, il deputato di Rifondazione che ha firmato l’unica tra le cinque proposte di legge di carattere bipartisan: a sottoscriverla, infatti, sono stati anche parlamentari di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e del Nuovo Psi. Per Pisapia la decisione del giudice di Tampa «respinge il tentativo di imporre con una legge ”ad hoc” un accanimento terapeutico inconciliabile col senso di umanità e col rispetto della natura umana». La proposta bipartisan riconosce il diritto di «poter scegliere e disporre della propria esistenza», compreso il diritto alla dignità di morire. Se colpito da una malattia incurabile, ogni maggiorenne di por fine alle proprie sofferenze con assistenza medica. Ogni cittadino potrà sottoscrivere in piena libertà una «dichiarazione di volontà» in questo senso, analoga a quella già possibilire per autorizzare l’espianto degli organi. Una dichiarazione vincolante per i medici (al quale viene riconosciuta comunque la possibilità dell’obiezione di coscienza) e, come quella dei trapianti, viene allegata alla cartella clinica e revocabile in ogni momento. La proposta prevede inoltre la figura del «fiduciario», una sorta di garante (indicato dallo stesso malato) che dovrà assicurare che le scelte vengano rispettate in qualunque fase della malattia. Di segno opposto la proposta avanzata da alcuni parlamentari leghisti: no tassativo a qualunque eutanasia sia attiva che passiva, indipendentemente dalla volontà del paziente. I medici dovranno però evitare qualunque forma di accanimento terapeutico nei confronti di un paziente in fase terminale. Alle Regioni il compito di incentivare le cure palliative. Ultimo in ordine di tempo è infine il disegno di legge presentato da alcuni senatori del centrosinistra, primo firmatario Battisti (Dl): il testo prevede la possibilità di ricorrere alla «dolce morte», ma solo a patto che il paziente abbia formulato per iscritto un «testamento biologico», che si trovi in stato terminale e soffra sofferenze fisiche o psichiche insopportabili.