(di Paola Orefice. Fonte: il Messaggero)
Ancora un appello del cardinale Camillo Ruini a non recarsi alle urne per votare il referendum sulla procreazione assistita. Solo che stavolta il presidente della Cei si spinge oltre invitando al non voto «tutti gli elettori, non solo cattolici». Quindi rivendica il diritto di occuparsi dell’argomento, di dare indicazioni in merito: «La teoria che la Chiesa possa pronunciarsi solo sui principi e non sulle scelte concrete non ha alcun fondamento teologico. Che la Chiesa possa dare indicazioni concrete su comportamenti pubblici, quando sono in gioco valori molto importanti, non è un fatto nuovo: lo ha sempre fatto». L’uscita del cardinale Ruini scatena la rabbia dei promotori delle consultazioni elettorali. E si ripresenta il problema della divisione negli schieramenti politici tra cattolici e laici e ora ancor di più tra cattolici e cattolici. I Radicali che si sono spesi molto per il referendum non accettano «l’ennesimo comizio» del Cardinale. Tanto che il segretario Daniele Capezzone arriva a chiedersi polemicamente «quando il cardinale Ruini si candiderà per la premiership» con la sua «ennesima entrata in campo da militante politico e/o da capopartito». Molto critica la ds Barbara Pollastrini che accusa Ruini di «campagna ossessiva» perchè «sa che se ci fosse il quorum vincerebbero i sì». Il tesoriere del Comitato promotore dei referendum, Lanfranco Turci, si chiede «cosa farà Ruini se gli italiani andranno a votare in massa. Scomunicherà tutto il paese?». Intanto il Comitato promotore delle consultazioni popolari, in una lettera, chiede un incontro con il presidente del Consiglio per ricordargli di «mantenere la parola data e fissare il referendum a maggio». Già perchè il governo sembra orientato verso una data scomoda, quale quella del 5 o del 12 giugno. […]