La Rosario valley fa gli scongiuri

(di Paola Ciccioli. Fonte: Panorama)
«Madonna di Loreto, facci la grazia!»: l’invocazione non è più solo dei 4 milioni di pellegrini che ogni anno vanno a inginocchiarsi tra le pareti annerite della Santa Casa, «miracolosamente» arrivata nel 1294 da Nazareth fin qui, in provincia di Ancona.
Pregano anche i titolari e i dipendenti delle circa 190 imprese che, tra Loreto e altri sei comuni a cavallo con il Maceratese, costituiscono il distretto industriale dell’oggetto sacro: 300 milioni di fatturato all’anno, di cui 50 relativi soltanto alle corone da rosario, la vera produzione tipica nata intorno al Santuario. Ma dopo aver piegato, pochi chilometri a sud, il distretto calzaturiero, i cinesi si sono messi a sfidare i marchigiani perfino su questo terreno. «Se la Cina produce rosari? Altroché, pure quelli si è messa a fare» lamenta Sergio Beccucci, titolare della Lauretana, società che (a dispetto del nome) ha sede a Cusercoli, Forlì, pur essendo associata all’Assoindustria di Ancona. […] Accanto alle imprese specializzate nel sacro, nel distretto di Loreto ci sono quelle che producono non solo quadri e ricordini di ispirazione religiosa, ma anche (anzi, soprattutto) oggetti da regalo: in oro e argento sia gli uni che gli altri. «Sono una novantina e, con oltre 250 milioni di euro di fatturato» spiega Diego Mordini della Camera di commercio «rappresentano il quinto polo orafo-argentiero d’Italia, dopo quelli toscano, veneto, piemontese e lombardo». Dall’Asalinea di Stefano Salerni, che presiede la sezione articoli religiosi dell’Assoindustria, partono per esempio pregiati souvenir con l’immagine di Papa Wojtyla, destinazione Fatima, Lourdes, Medjugorie e tutti gli altri luoghi simbolo della cristianità. […]

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