(Fonte: il Gazzettino)
La Corte Suprema del Colorado ha annullato una condanna a morte perché la giuria che l’aveva emessa aveva consultato la Bibbia prima di decidere il verdetto. «I giurati devono deliberare in un’atmosfera priva di aiuti e distrazioni da parte di testi estranei» si legge nella sentenza che ha spaccato, tre favorevoli e due contrari, i sommi giudici dello stato americano, e che ha ridotto all’ergastolo senza possibilità di riduzioni la pena per Robert Harlan, condannato nel 1995 per lo stupro e l’omicidio di una donna a Denver. A convincere la maggioranza dei giudici della Corte Suprema del fatto che durante le deliberazioni che portarono a quella condanna ci furono delle influenze illegittime, il fatto che uno giurati violò le regole ricordate dal giudice nel momento in cui si ritiravano in camera di consiglio – cioè di prendere la decisione sulla base delle «proprie convinzioni morali» – portando con sè la Bibbia. Secondo gli avvocati difensori di Harlan, il testo sacro fu così al centro della discussione tra i giurati. Una di loro ha infatti ammesso di aver letto alcuni versetti, in particolare quello del Levitico che recita la famosa “legge del taglione”, «occhio per occhio, dente per dente».