(di Francesca Sibani. Fonte: Internazionale)
“Da due mesi il mondo è inondato d’informazioni sulle condizioni di salute del papa, sui suoi ricoveri e le sue apparizioni alla finestra del Vaticano”, scrive Henri Tincq su Le Monde commentando la lunga agonia di Giovanni Paolo II. “Nessuno può più ignorare le tappe della malattia del pontefice né il suo viso segnato dalla sofferenza: telecamere e giornalisti non gli lasciano un minuto di respiro. Il papa è vittima di una politica di comunicazione senza senso, che vuole fare di quest’uomo il ‘pastore’ universale del pianeta e la buona coscienza di un mondo immorale. Il Vaticano non ha fatto niente per fermare questa corsa folle alla ‘mondializzazione’ dell’immagine del pontefice, che ha avuto degli indubbi vantaggi ma anche dei grandi inconvenienti. La supremazia dell’immagine – sostiene Tincq – ha fatto passare in secondo piano l’importante ruolo delle comunità locali. Il prossimo conclave dovrà quindi decidere se continuare, con un altro uomo provvidenziale, questo magistero mondiale oppure optare per un pontificato più modesto”. Sulla trasformazione della malattia di Giovanni Paolo II in evento mediatico insiste anche Abeil Vega Copo sul quotidiano di Barcellona La Vanguardia: “Anche il papa è un uomo e come tale ha diritto a non esibire la sua sofferenza: il dolore fa parte della sfera privata e può essere condiviso solo dalle persone a lui più vicine. Sono parole dure, ma piene di rispetto per un uomo anziano, debole e malato. Per questo non ha nessun senso farlo affacciare alla finestra dei suoi appartamenti quando si trova in uno stato di sofferenza evidente. Ancora più drammatico è avergli avvicinato in due occasioni il microfono da cui si è diffuso un sibilo incomprensibile: è chiaro che non si tratta della volontà del pontefice, ma solo di quelli che lo circondano”. Simile l’opinione del columnist di El Mundo Manuel Hidalgo: “In queste condizioni il pontefice non è in grado di pronunciare nessuna parola, né umana né divina. Il tentativo di far finta di niente è quindi una caricatura della sua missione di capo supremo della Chiesa”. L’agonia del papa è seguita anche dalla stampa statunitense. “Il pontefice ha scelto di morire davanti agli occhi di tutti”, sostiene Jack Miles sul Los Angeles Times. Invece il Christian Science Monitor fa un paragone tra lo sfruttamento mediatico della malattia di Giovanni Paolo II e quello di Terri Schiavo, la donna il cui caso ha diviso l’America. “Mi ricordo quando nel 1997 la principessa Diana e Madre Teresa sono morte nella stessa settimana: due persone così diverse e al tempo stesso impresse per sempre nella mente delle persone grazie alla loro apparizione costante in televisione”, scrive il columnist Daniel Schorr. “Questa settimana, invece, abbiamo assistito all’agonia del papa in Vaticano e a quella di Terri Schiavo in Florida. Il pontefice è diventato parte delle nostre vite perché la tv ci ha mostrato in diretta ogni minuto della sua lotta contro tra la vita e la morte; la donna perché siamo stati bombardati dal video del suo debole sorriso. Grazie al potere dell’immagine, la vita e la morte di questi due esseri umani è diventata di dominio pubblico”.