In Francia polemiche per la bandiere a mezz’asta. Il Guardian boccia il «devastante» pontificato

Dal Gazzettino
In Francia è scoppiata la polemica per la decisione del governo di esporre le bandiere a mezz’asta per 24 ore. A criticare la scelta del premier Jean Pierre Raffarin alcuni esponenti dei Verdi e del partito socialista francese che denunciano una violazione del principio di laicità dello Stato francese. Ma l’esecutivo non solo difende la scelta sottolineando che il Papa «è un capo di Stato», ma annuncia che le bandiere saranno a mezz’asta «anche il giorno del funerale». È stato Christophe Girard, il sindaco aggiunto dei Verdi al comune di Parigi, il primo, a sottolineare come le bandiere a mezz’asta rappresentavano una violazione al principio di laicità della Francia. «Ho il più grande rispetto per le comunità religiose – ha detto Girard – ma si tratta di laicità, della necessaria neutralità dello Stato, della separazione con la Chiesa. Le bandiere – ha aggiunto – sono a mezz’asta per il Papa perché era un capo di Stato? Non ricordo che lo siano state per la morte di Hassan II, il sovrano del Marocco». Insomma per Girard se le bandiere vengono esposte a mezz’asta per la morte di un capo religioso occorre farlo anche per tutti gli altri capi delle grande religioni». Il portavoce del Partito socialista, Annick Lepetit, riferisce “Liberation” sul suo sito internet, ha sottolineato la necessità che «vengano rispettati i principi di laicità». Critiche al Governo sono arrivate anche dall’esponente della maggioranza e presidente dell’Udf François Bayrou secondo cui occorre distinguere tra fede e politica. Il portavoce del Governo, Jean-Francois Copé, riferisce “Liberation” si è rammaricato per questa polemica. La decisione del Governo «è un omaggio semplice della Repubblica. Penso che bisogna lasciare posto solo all’emozione». Intanto, dopo i primi giorni dell’emozione, a livello internazionale iniziano ad affiorare le prime critiche al pontificato di Giovanni Paolo II. Durissimo l’intervento pubblicato dal britannico The Guardian che ieri ha titolato «Il papa ha le mani sporche di sangue» un commento molto critico su Giovanni Paolo II firmato da Terry Eagleton, professore di teoria culturale all’università di Manchester. Dopo aver esaminato diversi aspetti del pontificato di Karol Wojtyla, il professore britannico sottolinea che «il più grande crimine del suo papato» non è stato l’aver di fatto coperto i diversi scandali sessuali dei preti né il suo «approccio neanderthaliano» nei confronti delle donne, bensì «la grottesca ironia con la quale il Vaticano ha condannato come “cultura della morte” i preservativi» che invece avrebbero potuto salvare tantissimi cattolici nei Paesi in via di sviluppo dalle terribili sofferenze della morte per Aids. Per queste ragioni, chiosa Eagleton, il papa «si avvia al riposo eterno responsabile di queste morti. Egli è stato uno dei più grandi disastri per la Chiesa cristiana dopo Charles Darwin». Il commento ricorda che «anni di confronto con i comunisti polacchi hanno fatto diventare Wojtyla e gli altri vescovi polacchi esperti operatori politici» al punto che non era più facile distinguerli dalla «burocrazia stalinista». Una volta diventato papa, continua il professore, papa Giovanni Paolo II si adoperò per cancellare i risultati del Concilio Vaticano secondo e per svuotare di potere i «teologi liberali».

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