Caro Romano, quale persona che si occupa da anni dello studio del diritto comparato, vorrei sollevare un aspetto ancora non trattato, credo, nell’interessante dibattito sul quorum nel referendum; ed è che l’esistenza del quorum al 50 per cento rende possibile di fatto la nullificazione del segreto di voto, un valore che pure è protetto dall’articolo 48 della Costituzione. Con il quorum, come è stato rilevato anche da altri, il non-voto può essere equivalente ad un effettivo voto contro. Ma mentre il voto contrario segnato sulla scheda, nella cabina del seggio, è coperto da segreto, il non recarsi al seggio non lo è. Perciò un malintenzionato che desse indicazione di «non-voto» potrebbe facilmente controllare se, e da chi, la sua indicazione è stata seguita, e da chi è stata disattesa. Disponendo di poteri economici o di altro tipo, potrebbe anche disporre misure di ritorsione. Torquil Erikson
La risposta di Sergio Romano: Credo che lei abbia colto un aspetto importante del problema. Quando si tenne un referendum sulla caccia i cacciatori non erano certamente «malintenzionati», ma speravano fortemente che la consultazione fallisse per mancanza di quorum e avrebbero guardato male chiunque fosse andato alle urne. È probabile che nei Paesi in cui la caccia era amata e praticata, molti elettori, per amicizia o quieto vivere, siano rimasti casa.
Fonte: il Corriere della Sera