Ci sono speranze che si comprano con un biglietto di viaggio. Un lavoro, una vita nuova, una terapia. Adesso anche un figlio. O meglio, un «progetto» di figlio: è questo, infatti, il motivo che spinge sempre più coppie sterili a varcare i confini italiani. Già li chiamano i «turisti della provetta», pronti a fare le valige e salire sul primo aereo. In cerca di un ovulo, di uno spermatozoo, della speranza di un figlio. Sono aumentati del 20% nel giro dei dodici mesi trascorsi dall’approvazione della legge 40 che ha dato una stretta agli interventi di fecondazione assistita nel nostro Paese, e che tra due mesi un referendum vorrebbe almeno parzialmente abrogare. È un bilancio assolutamente «fallimentare» quello tracciato da specialisti ed associazioni di pazienti anche perché, mentre cresce il turismo procreativo, cala il tasso di successo, e quindi il numero delle gravidanze, dell’utilizzo delle tecniche di fecondazione. Un coro di critiche, quello di esperti e pazienti che invitano dunque a votare per il «sì» ai quattro quesiti con cui si vuole attenuare lo spirito troppo restrittivo della legge. Dall’entrata in vigore della 40, quindi, c’è stato un crollo di nascite in provetta: almeno il 33 per cento in meno secondo quanto denunciano i membri dell’associazione «L’altra cicogna», costituita da persone e coppie con problemi di infertilità, condivisa dal «Comitato no alla legge 40» e da vari specialisti. […]
Gaty Sepe sul Mattino