Wojtyla, santo conservatore

La Stampa di oggi pubblica un bell’intervento del filosofo spagnolo Fernando Savater. Ne riportiamo la conclusione:
“Bene, quanto di carismatico e di travolgente poteva esserci nella personalità del Papa brilla per la sua assenza in ciò che egli ha reso pubblico del proprio pensiero: si tratta di speculazioni dottrinali scolasticamente retrogade, dichiaratamente opposte non solo all’illuminismo voltairiano, ma a tutta la modernità intellettuale partendo da Descartes. Un ritorno senza complessi, naturalmente, ma anche senza troppe luci al meno flessibile tomismo medievale… al punto che sorge il sospetto che se lo stesso San Tommaso d’Aquino – il quale fu considerato ai suoi tempi personaggio abbastanza «di rottura» – tornasse oggi alla Sorbona sarebbe immediatamente bocciato perchè troppo allineato alla «via modernorum».
D’accordo, so bene che il Papa non ha l’obbligo d’essere un saggista alla moda. Però se è tanto interessato ai valori del nostro tempo questi possono, forse, essere sostenuti e giustificati da argomentazioni che ignorano il divenire storico del pensiero e le trasformazioni radicali della società? È ammissibile che sia sufficiente avere un fisico bello e poderoso perchè tutte le ragioni vengano messe da parte come irrilevanti o perverse?
In effetti questo papa viaggiatore verso il quale in tanti hanno viaggiato per rendergli l’estremo saluto, ha contribuito senza dubbio alla globalizzazione di Dio, come anelito epidermico e spettacolare d’una relazione d’universale armonia che non entra nei particolari e non analizza il motivo degli scontri, quando, addirittura, non appoggia gli atteggiamenti più dogmatici che bloccano gli effettivi passi in avanti. Non metto in dubbio nè la sua buona fede nè quella di quanti gli rendono omaggio: ma non posso non credere – tutti crediamo in qualcosa, anche i più increduli – che ciò di cui davvero avremmo bisogno sarebbe una buona ragione.
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