Il cardinale Joseph Ratzinger è il nuovo papa. Ha assunto il nome di Benedetto XVI, forse in ricordo di Benedetto XIV e XV, due papi peraltro migliori della media. Sicuramente non in memoria di Benedetto IX: che, eletto a dodici anni, fu papa per ben tre volte, riuscendo anche a vendere il pontificato per denaro.
Ratzinger, dal 1982, era prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (ex Santa Inquisizione). Sono note le sue posizioni anti-femminili, anti-gay, anti-progressiste. Il suo ultimo discorso prima di entrare in conclave è stato un attacco durissimo all’ateismo. Inevitabili le reazioni all’estero: Ratzinger è stato definito “il grande inquisitore”, “un conservatore duro e puro”, “il rottweiler di Dio”, “il guardiano dell’ortodossia”. Inevitabili le reazioni in Italia: un coro di lodi, a destra e a manca.
Nei giorni scorsi, un vaticanista ha sostenuto che nominare papa un cardinale europeo equivaleva a nominare amministratore delegato di una banca il direttore di una filiale senza clienti. Joseph Ratzinger, massimo esponente della Chiesa cattolica tedesca (due milioni di fedeli in meno negli ultimi tredici anni) è forse l’uomo giusto al posto giusto.