Una delusione “per tutti coloro che sono orientati verso le riforme”, come commenta il teologo cattolico dissidente Hans Kung, un motivo di “preoccupazione” per la comunità gay italiana e internazionale, di “dubbi” per le Chiese protestanti e ortodosse del Belgio. Di fronte all’elezione di Joseph Ratzinger si levano voci fuori dal coro, pur con il beneficio dell’attesa di segnali che smentiscano i timori di una minaccia alla laicità dello Stato da parte di una Chiesa conservatrice, quale si è confermata con questa scelta, che non lascia presagire grandi cambiamenti.
I progressisti. Le maggiori perplessità sono quelle manifestate da chi sperava in un Papa riformista. Parla di “profonda delusione” Hans Kung, uno dei teologi più controversi del pensiero cattolico contemporaneo (nel 1974 il Vaticano lo costrinse a cedere la cattedra di teologo cattolico ufficiale), secondo il quale la scelta del nome Benedetto XVI “lascia comunque sperare che Ratzinger decida di seguire una linea d’azione moderata”. E come il presidente degli Stati Uniti, “così anche il nuovo Papa, che si trova di fronte a una montagna di impegni ancora da evadere, dovrebbe avere cento giorni per imparare”.
Gli omosessuali. Fra i timori più marcati, quelli provenienti dalle comunità omosessuali. Secondo Aurelio Mancuso, segretario nazionale di Arcigay, l’elezione di Ratzinger è la vittoria “della Chiesa più retriva, contraria a qualsiasi apertura in materia di morale sessuale, assolutamente sorda rispetto all’evoluzione dei tempi e della società”. E Franco Grillini, deputato Ds, recupera uno slogan di borrelliana memoria: “Resistere, resistere, resistere”. “Preoccupazione” è stata espressa anche da una delle maggiori associazioni di gay e lesbiche degli Stati Uniti, la “Parents, Families and Friends of Lesbiasns and Gays”: una scelta che “non rappresenta motivo di speranza per il futuro”. “La scelta peggiore per noi”, dichiara il Collettivo dei gay e delle lesbiche spagnoli.
Le donne. “Il peggio del peggio”. Così una delle leader dell’Associazione della Federazione delle femministe internazionali, Francesca Koch – che precisa di parlare a titolo personale – commenta l’elezione di Ratzinger. Una dottrina, quella del nuovo Pontefice, che “nega i diritti delle donne e costringe a una morale sessuale priva di ogni rispetto della persona. Sarebbe stato meglio Martini che predica un ritorno al Vangelo, invece che una dottrina assolutistica”.
Il prete degli ultimi. “È il mio Papa – dice – ma io continuerò a gridare dalla parte degli ultimi, sarò vicino ai poveri e a coloro che cercano una teologia che vive con la gente”: così don Gallo, il prete di strada e degli emarginati, fondatore della Comunità di San Benedetto al Porto di Genova, accoglie la nomina di Ratzinger. La rapidità con cui il conclave si è chiuso, secondo il sacerdote sarebbe una “conferma di questa chiesa gerarchica”. “Ma la chiesa – aggiunge – è comunione, non gerarchia. Come prete cattolico accetto la disciplina canonica. Benedetto XVI è il legittimo successore di Pietro a cui si deve ascolto, ubbidienza; è il vescovo di Roma. Tuttavia è chiaro che io vorrò continuare nella mia piccola strada di presbitero, di cristiano”.
Protestanti e ortodossi. “Dubbi” e “timori” sul futuro del dibattito ecunemico da parte delle Chiese protestanti e ortodosse del Belgio. “Siamo dubbiosi sulla capacità del nuovo Papa di approfondire il dibattito ecumenico” ha dichiarato all’agenzia Belga Michel Dandoy, portavoce della Chiesa protestante del Belgio, aggiungendo che “senza dubbio non è il Papa che i cattolici progressisti sognavano”. Per la Chiesa ortodossa del Belgio, il vescovo Athenagoras de Sinope ha commentato: “Speravamo l’arrivo di un Papa che favorisse l’apertura nei confronti di altri cristiani. Dobbiamo constatare che a questo proposito non si tratta di un’elezione felice”.
Atei e agnostici. L’Unione atei e agnostici razionalisti evidenzia “la volontà di portare la Chiesa in una posizione ancora più retrograda. La Chiesa può fare quello che vuole ma non deve toccare lo stato laico”.
Fonte: Repubblica.it