Ratzinger papa: un articolo di Eugenio Scalfari

LA CRONACA, cioè il racconto e la testimonianza dei fatti accaduti, riguarda tutti. Così pure la valutazione dei fatti nel loro rapporto e nei loro effetti sul resto del mondo. Ecco perché l’elezione di un Papa interessa in varia misura non solo la Chiesa cattolica e i suoi fedeli, ma anche i credenti in altre religioni e i non credenti. Ma a me sembra un vacuo e anche arrogante esercizio quello di alcuni laici non credenti che pretendono di giudicare la Chiesa per ciò che fa o non fa nel campo che è esclusivamente suo e discute con i suoi rappresentanti se l’afflato della grazia e la testimonianza della fede abbiano irrorato a sufficienza le anime cristiane oppure siano arrivate su di esse con imperfetta avarizia. E se, nel caso specifico, Benedetto XVI sia un Papa più o meno adatto a guidare la barca di San Pietro tra le onde agitate e a volte tempestose della modernità. Che cosa ne sappiamo, noi laici non credenti, della grazia? […] Direi che i fondamenti del suo pensiero sono principalmente affidati a due testi: il primo è la dichiarazione “Dominus Jesus” da lui diffusa il 6 agosto del 2000, nel giorno della Trasfigurazione del Signore; il secondo è l’omelia pronunciata nel momento stesso dell’inizio del Conclave, dopo la quale si sono chiuse le porte della Sistina e i Cardinali hanno cominciato il loro lavoro de eligendo pontifice. […] Infine i non credenti. Qui, dove si addensa la modernità, si concentra il male del mondo: libertinismo, sincretismo, scetticismo, marxismo, relativismo. […] “Il diritto crea la morale o una forma di morale, perché la gente normale comunemente ritiene che quanto afferma il diritto sia anche moralmente lecito”. […] Quest’affermazione è molto importante. È anche molto grave. “La gente normale”, nel pensiero del nuovo Papa, è dunque talmente debole, sprovveduta, irresponsabile, che costruisce la propria morale sulla base d’una legge e dunque di quanto statuisce il potere politico. […] Si ricava che la Chiesa, per opporsi a questa deriva, deve utilizzare a sostegno della fede e della sua morale il diritto e gli strumenti che servono a manipolare le coscienze e a guadagnarne l’adesione. È stupefacente che sia questa la convinzione del nuovo capo della Chiesa. Qui però non è più questione interna alla Chiesa, ma chiama in causa credenti e non credenti nella stessa misura. Osservo a tale proposito che gran parte del precedente pontificato ha usato a piene mani il mondo mediatico; in questi ultimi mesi poi lo strumento mediatico si è messo al servizio della Chiesa senza eccezioni di sorta e senza usare il minimo distacco. Abbiamo più volte ascoltato conduttori televisivi e cronisti asserire che lo Spirito Santo stava guidando le scelte del Sacro Collegio come se si trattasse d’una oggettiva notizia. Ecco perché la Chiesa reclama uno “spazio pubblico” per le sue esternazioni. Non soltanto la diffusione – che nessuno ha mai ostacolato, al contrario – della sua dottrina e della sua morale, ma la garanzia che ciò avvenga in uno spazio pubblico, nella scuola pubblica, nelle leggi dello Stato, nella gestione dettagliata delle consultazioni referendarie quando esse vertano su controverse questioni di bioetica. Che altro significa affermare che il diritto crea la morale e non viceversa, se non prefiggersi l’obiettivo di controllare la formazione delle norme e degli strumenti che le trasformano in manipolazione delle coscienze? Che altro significa diffondere l’idea che il relativismo altro non sia che abbandonare la coscienza individuale al vento delle mode? Papa Wojtyla sarà pure stato un prete contadino con un concetto arcaico della religione, ma lo riscattava agli occhi dei non credenti l’autenticità e la spontaneità delle sue movenze, così poco teologiche e così radicate invece nel vissuto della sua esperienza. Dopo di lui, si è detto, ci voleva un Papa dottrinario, teologico, capace di confrontarsi con la miscredenza moderna. Non credo che per portare avanti un simile confronto giovi usare consapevolmente le tecniche della manipolazione. Usare cioè gli strumenti della modernità contro la modernità. Per quanti rivendicano l’autonomia responsabile della coscienza individuale questa potrà essere una bella sfida. Potrebbe averla suscitata lo spirito santo dei laici. Ma questo sì, sarebbe presumer troppo.
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