Lo scorso aprile su il Foglio , la Repubblica e l’Unità , compare un’inserzione pubblicitaria intitolata «Terri Schiavo e il testamento biologico». È dell’associazione «A buon diritto», presieduta da Luigi Manconi e diretta da Andrea Boraschi. Cita un documento di 2 anni fa che promuove il testamento in vita; la dichiarazione che consente, finché si è in possesso delle proprie facoltà mentali, di disporre riguardo a futuri trattamenti sanitari. Dice: «Il confine tra cura e accanimento terapeutico è sottile». Chiede: «È opportuno fissare un limite a questo protrarre l’esistenza?». Lo firmano intellettuali e politici di orientamento diverso: da Gabriele Albertini a Giuliano Amato, da Sandro Bondi a Ernesto Galli della Loggia, da Guglielmo Epifani a Renato Farina. Qualche giorno fa Manconi propone l’inserzione al quotidiano Avvenire, l’ha arricchita con una frase del cardinal Francesco Pompedda, già Prefetto della Signatura Apostolica: «Il giudizio complessivo sul testamento in vita è positivo sotto l’aspetto giuridico-logico ed è apprezzabile nel contenuto etico-religioso: mi pare confacente con la dottrina della Chiesa». Racconta Manconi: «L’agenzia pubblicitaria ci ha detto che editore e direttore rifiutavano la pubblicazione. Padroni di farlo, è un privato che sceglie in autonomia i contenuti delle sue inserzioni, resta lo stupore per un rifiuto incomprensibile». Dino Boffo, direttore di Avvenire , replica: «Come ogni direttore decido io che cosa va sul giornale».
Fonte: il Corriere della Sera