Ferri corti, anzi cortissimi, tra il magistrato di Camerino Luigi Tosti e il Ministro di Giustizia Castelli. Nell’ottobre del 2003 il magistrato di Camerino rimuove un crocifisso, presente nell’aula giudiziaria, su richiesta di alcuni avvocati. Apriti cielo: parte un’inchiesta del Ministro Castelli per valutare se quel gesto meriti di essere punito con un trasferimento d’ufficio o un’azione disciplinare. Il dott. Tosti scrive allora al Ministro e, dopo avergli ricordato che la presenza dei crocifissi è prevista soltanto da una circolare fascista, che la Cassazione ha peraltro dichiarato abrogata perché incompatibile con la Costituzione italiana e con la Convenzione europea sui diritti dell’Uomo, chiede che vengano rimossi dalle aule tutti i crocifissi. Segue il silenzio assoluto dell’Amministrazione. Allora il magistrato chiede al Ministro di poter esporre, a fianco del crocifisso, i propri simboli religiosi, “in ottemperanza del principio costituzionale della pari eguaglianza e dignità di tutte le confessioni religiose”. Segue anche qui il silenzio assoluto, sicché il giudice è costretto ad intentare un’azione giudiziaria contro il Ministro. La causa, però, si arena nelle sabbie della Giustizia italiana e i giudici del TAR dimostrano di non aver alcun desiderio di deciderla in termini utili, cioè prima del programmato pensionamento del Tosti. Questi vede bene, allora, di esporre i propri simboli nelle aule delle udienze. Riapriti cielo! I suoi simboli vengono immediatamente rimossi e addirittura “sequestrati” nella cassaforte del Tribunale: il Ministro Castelli attiva, poi, una seconda ispezione ministeriale per accertare come mai e perché mai il giudice pretenda di avere gli stessi diritti religiosi che lo Stato Italiano riserva, in via esclusiva, ai soli cittadini “cattolici”.
A questo punto, dopo aver pazientato “per puro senso civico”, e cioè per non recare pregiudizio agli utenti, parte un ultimatum del magistrato. In una recente lettera inviata al Guardasigilli il dott. Tosti ha invitato il Ministro Castelli a rimuovere entro l’8 maggio 2005 i crocifissi da tutte le aule dei tribunali italiani -in osservanza del principio della laicità dello Stato e del diritto di libertà di religione (oltre che di esplicita sentenza della Cassazione)- oppure a consentirgli di esporre il simbolo della menorà ebraica, religione alla quale egli ha ufficialmente aderito ai sensi dell’art. 4 della legge 101/1989, minacciando, in caso contrario, la sua astensione dalle udienze.
Se le pareti dei tribunali sono “pubbliche” -appartengono cioè a tutti i cittadini italiani- non si giustifica -secondo il magistrato- che solo ai cittadini “cattolici” sia concesso il privilegio di esporre, con diritto di “esclusiva”, il loro simbolo: in realtà l’art. 3 della Costituzione sancisce che tutti i cittadini sono uguali dinanzi alla legge, senza distinzione di religione. […]
Il giudice di Camerino ha anche ricordato al Ministro Castelli che il TAR del Veneto, con la discussa sentenza sui crocifissi nelle scuole (la n. 1110/2005) ha attribuito “al cristianesimo, e anche al suo fratello maggiore, l’ebraismo”, il merito della conquista della “tolleranza” e della “laicità”: “resto dunque in (curiosa) attesa -conclude il magistrato- di verificare se il simbolo del “fratello maggiore” verrà esposto dall’Amministrazione Giudiziaria Italiana nelle aule giudiziarie, in coerente applicazione delle decisioni del suoi Giudici Amministrativi, oppure se dovrò assistere ad un ennesimo atto di discriminazione razziale-religiosa ai danni degli ebrei.”
La richiesta, a quanto pare, non è stata accolta dal Ministro Castelli e il dott. Tosti ne ha tratto lo spunto per rifiutare, a causa dell’attività di discriminazione religiosa, le proprie funzioni pubbliche: “d’altro canto, se l’Amministrazione ritiene che la presenza del crocifisso in aula sia più importante della presenza del giudice, io non posso che chinarmi”. Sono già due le udienze “saltate” a causa della presenza del crocifisso in aula. Come risolverà il Governo Italiano l’impasse? Eliminando la causa della discriminazione religiosa, e cioè rimuovendo i crocifissi dalle aule giudiziarie, oppure … “eliminando” il giudice “ebreo”? Quest’ultima opzione potrebbe essere senz’altro efficace anche se, francamente, potrebbe evocare alla memoria i forni crematori nazisti.