Prima ha spedito i commessi, ufficio per ufficio, a chiedere chi volesse appendere il crocifisso alle pareti. Poi, davanti ai mugugni di parecchi impiegati, ha deciso di passare all´azione. «Compro io i crocifissi e li regalo a chi vuole appenderli in ufficio». Alessandro Pagano, l´assessore-crociato, però, non è tipo che si sottrae alla speculazione filosofica. Così, il “dono” del crocifisso è stato accompagnato da una circolare – indirizzata «a tutto il personale» – che parte da lontano. Da molto lontano. «Le riflessioni attorno alla vita e all´insegnamento del grande Papa Giovanni Paolo II e, insieme, l´aver notato che in molti nostri uffici il simbolo per eccellenza della nostra Identità manca, mi hanno spinto a compiere questo piccolo gesto», firmato: Alessandro Pagano, assessore ai Beni culturali e militante cattolico di “Alleanza etica”, una delle organizzazioni più tradizionaliste della galassia dei credenti. Del resto, all´assessore-crociato, una qualità va riconosciuta: la coerenza. Da quando ha lasciato l´incarico di responsabile del Bilancio (probabilmente più consono ai suoi talenti, dal momento che nella vita non politica il nostro fa il commercialista) per andare a sedersi sulla poltrona di responsabile di uno dei più vasti patrimoni culturali d´Europa, Alessandro Pagano da San Cataldo non ha perso occasione per mostrare i segni della sua fede. In forma di suggerimento da critico d´arte («Non esiste arte prima di Cristo», disse a dicembre scorso, in occasione della presentazione degli eventi organizzati dall´assessorato per il 2005), o indossando i panni del censore, come quando decise di cassare dal catalogo di una mostra di artisti giapponesi forme che, pericolosamente, evocavano simboli fallici. Dunque, la decisione di “cristianizzare” i muri vuoti degli uffici dell´assessorato era largamente annunciata. Magari, se nessuno avesse storto il muso davanti all´insolito sondaggio svolto tra gli impiegati per sapere chi gradiva o meno avere sopra la scrivania «il simbolo per eccellenza della nostra Identità», le dattilografe dell´assessorato si sarebbero risparmiata la fatica di mettere per iscritto la circolare nella quale Pagano spiega i motivi che lo hanno «spinto a compiere questo piccolo gesto». E invece l´assessore-crociato ha dovuto spiegare che il crocifisso «non è un attentato alla libertà e alla democrazia, né un ciondolo per vip inventato da un designer alla moda, né un´offesa qualcuno». A chi aveva pensato qualcosa del genere e magari aveva sollevato qualche dubbio circa l´opportunità di appendere il crocifisso sul muro del proprio ufficio, Pagano offre la sua riflessione: «È vero, ciascuno di noi è chiamato a prendere posizione nel profondo del suo cuore rispetto a questo uomo nudo e offeso, ma nessuno può ignorare o negare l´eredità culturale e sociale che ci ha lasciato». Riflessioni per via burocratica che non convincono, per esempio, la sede palermitana dell´Unione degli atei e degli agnostici il cui coordinatore, Pietro Ancona, ha inviato formale lettera di protesta a tutti i gruppi parlamentari dell´Ars. Si annuncia polemica, dunque, nelle fredde stanze della burocrazia regionale. «Esporre il Crocifisso è, dunque, per chi crede un atto d´amore, ma per noi tutti è un atto di riconoscimento della storia e di riconoscenza per quanto ne abbiamo ricevuto», riassume l´assessore sul finire della sua circolare. Si rassegnino quelli dell´Unione degli atei e degli agnostici. Non sarà la loro protesta a fermare l´assessore – crociato, pronto a mettere mano mano al portafoglio pur di “cristianizzare” le infedeli mura tra le quali si vigila sul patrimonio culturale di Sicilia.
Enrico del Mercato su Repubblica – edizione Palermo