Dopo quasi due mesi all’ospedale di Licata non si effettuano ancora interruzioni di gravidanza. La legge 184, che regola la pratica dell’aborto, all’ospedale di Contrada Cannavecchia, è inapplicabile. La situazione si verifica perché tutti i medici e gli ostetrici, in servizio nel reparto di Ostetricia e Ginecologia, si sono dichiarati obiettori di coscienza. La stessa legge che regola la pratica dell’aborto, infatti, concede loro la facoltà di non praticarne. Da quando, lo scorso mese di marzo, anche l’ultimo medico si è dichiarato obiettore di coscienza, al direttore sanitario, Rosario Garofalo, non è rimasto altro che sospendere il servizio. Logico che anche in questo caso, a rimetterci sono le pazienti, che devono andare a Canicattì o a Gela per abortire. I sindacati sono insorti, paventando l’ipotesi interruzione di pubblico servizio, ma la situazione sembra più difficile di quanto possa apparire in un primo momento. Ci spiega il perché lo stesso direttore sanitario Rosario Garofalo: «Abbiamo tutto l’interesse a ripristinare il servizio, ma il problema è che non si trovano medici o ostetrici non obiettori di coscienza. Ho chiesto all’Azienda di inviarci un medico che possa espletare questo tipo di servizio, ma il problema è che anche negli altri plessi ospedalieri si vive lo stesso problema». […]
Fonte: la Sicilia