Giornata amarissima per l’ex direttore del Regina Pacis, riconosciuto responsabile di simulazione di reato. L’sms di minaccia partì dal suo telefonino.
«Otto mesi, pena sospesa e non menzione». Don Cesare Lodeserto, in piedi vicino al banco degli imputati, fissa il giudice che legge il dispositivo della sentenza. È una sentenza di condanna per l’ex direttore del Regina Pacis. Il giudice Annalisa De Benedictis lo ritiene colpevole di simulazione di reato per quella storia dell’sms giunto sul suo cellulare il 5 settembre del 2001. Le motivazioni? Fra novanta giorni. Per ora c’è la ricostruzione dei fatti così come presentata dal pubblico ministero Paola Guglielmi che conclude la requisitoria invocando la condanna ad un anno, poi dice: «Si squarcia il velo di riguardosa considerazione sul Regina Pacis». […] Tutto ruota attorno all’sms ricevuto dal sacerdote il 5 settembre del 2001. Il contenuto è inequivocabile: «Don Cesare sei morto». […] Quando arriva nel Salento, l’utenza viene utilizzata per inviare due sms: entrambi sono diretti al numero di don Cesare. Del primo non c’è traccia. Ma dal codice Imei (che è unico per ogni apparecchio cellulare) si scopre che il primo sms è stato inviato dal telefono di don Cesare. L’invio del secondo sms avviene da altro apparecchio. Dal codice Imei si accerta che si tratta del telefono in uso ad una donna russa ospite del centro. Quando gli investigatori si mettono sulle tracce dell’extracomunitaria (che risulta titolare di dieci schede) si scopre che, il giorno dopo l’invio dell’sms, è rientrata in Russia, nonostante sia in possesso di un permesso di soggiorno valido perché collabora con la Procura di Nocera Inferiore. […]
Fonte: la Gazzetta del Mezzogiorno