I dati di CECOS e dell’Osservatorio sul Turismo Procreativo sono il risultato di uno studio condotto a livello internazionale su 53 centri di diversi paesi, non solo Europei. E sono dati che parlano chiaro. Nei 21 centri esteri nei quali gli italiani sono presenti in maniera più significativa, il numero totale dei nostri connazionali è passato da 1.315 nel 2003-2004 (anno in cui la legge 40 non era ancora in vigore) a 3.610 dell’anno successivo (2004-2005). L’aumento complessivo è quindi del 200%. Il paese in cui il boom è stato particolarmente evidente è la Spagna, con particolare riferimento alle città di Valencia e Barcellona. «Il motivo è legato alla presenza di una legislazione più liberale, che consente l’eterologa e concede un bonus per le ovodonazioni, che vengono fatte da donne giovani e senza problemi di fertilità, e non – come avviene altrove – da donne già sottoposte a cicli di fecondazione», spiega Chiara Fornasiero, biologa. […] «All’estero non vanno solo le coppie infertili costrette a sottoporsi alla fecondazione eterologa, ma anche i portatori di malattie genetiche, come i malati di fibrosi cistica o di anemia, che in Italia, a causa della Legge 40, non possono più ricorrere alla diagnosi pre-impianto (PGD)», ha ricordato ancora Andrea Borini. E ha concluso: «Il turismo sanitario non è mai un indice di progresso o un fenomeno di cui ci si possa vantare. E solo una vittoria dei Sì ai referendum potrà garantire l’arresto del fenomeno».
Dal sito del Comitato promotore