Credevo che col referendum sulla procreazione assistita del 12-13 giugno la posta in gioco fosse la laicità dello Stato, inscindibile dal principio e dalla pratica della democrazia. E che bisognasse difenderla perché è due volte menomata da questa legge miserabile: dato che i nostri eletti, delegando le scelte morali a un potere esterno al parlamento, abdicano a una loro funzione essenziale di rappresentanza, e dato che la tutela delle minoranze e l’uguaglianza dei cittadini sono effettive solo e unicamente se garantite dalla laicità delle istituzioni.
Credevo. Ma ieri sera alla trasmissione di “Ballarò” di questa posta non ha parlato nessuno. Nessuno ha detto che questa legge impone ai cittadini la visione etica di un clero che rappresenta solo se stesso e che la Chiesa cattolica, impegnandosi in prima persona a fare fallire il referendum, intralcia il normale funzionamento di una istituzione democratica.
Credevo. E continuo a esserne convinta.
Vera Pegna sul “Manifesto”.