E Ciampi? Che cosa farà, Ciampi, al referendum del 12 e 13 giugno? Andrà a votare? E se dovesse farlo, opterà per i sì? E, nel caso, per quanti sì? Oppure sceglierà i no? Da qualche settimana è questa la domanda inevasa della politica, il tormentone su cui i capi partito non azzardano scommesse per non stringere il Quirinale in un assedio che sarebbe davvero improprio. Insomma, dopo che la seconda e la terza carica dello Stato, i presidenti di Senato e Camera, Pera e Casini, allineandosi alle raccomandazioni vaticane, si sono pronunciati apertamente per l’astensione, l’unico interrogativo aperto resta quello sull’inquilino del Quirinale. Il quale «tace e tacerà», spiegano laconici i consiglieri del Colle, perché «il solo far sapere che si potrebbero disertare le urne ha assunto significato di voto». Sottinteso: se il presidente intervenisse sulla consultazione, potrebbe esercitare un’interferenza indebita dal momento che la partita si gioca ormai sul quorum. Un indizio preciso lascia comunque prevedere che il capo dello Stato si presenterà alla scuola «Giuseppe Mazzini», nel quartiere Trieste, dove è registrato fra gli elettori romani in quanto lì ha mantenuto la residenza. Ci andrà e basta, senza dire (né prima né dopo) i suoi sì o i suoi no, destinati a restare un mistero. […]
Marzio Breda sul Corriere della Sera