Referendum e 8 per mille, Passigli lancia la sfida

«Nel bilancio 2004 della Conferenza episcopale italiana appare una nuova voce che, a dire il vero, è molto generica perché parla «di iniziative pastorali di rilevanza nazionale». È una dizione vaga, riferita a spese per 30 milioni di euro che, secondo me, potrebbero essere impiegati in qualsiasi maniera. Ecco, considerato che chi preme per l’astensione sta spendendo molti più denari di quanto non sembri possibile averne raccolti, mi domando quali sono le fonti di finanziamento di questi comitati che hanno posizioni del tutto identiche a quelle della Conferenza episcopale». A una settimana dai referendum, il senatore Ds Stefano Passigli attende una risposta dal governo che è stato oggetto di una sua interpellanza: «Una parte dell’otto per mille dato dai contribuenti alla Chiesa cattolica viene utilizzata dalla Cei per finanziare i comitati per il non voto al referendum della procreazione assistita». In realtà, il segretario della Cei, il vescovo Giuseppe Betori, ha già smentito che ci sia stato passaggio di fondi dalla Conferenza episcopale al comitato «Scienza e vita» che «si autofinanzia». […] Passigli, tuttavia, insiste. E chiede di rivedere il meccanismo che regola la ripartizione dell’otto per mille dell’Irpef: «I contribuenti che dichiarano a quale chiesa versarlo sono in realtà molto pochi. Poi, però, l’intero otto per mille viene ripartito tra tutti i potenziali «aventi diritto» in base alle scelte effettuate da quelle minoranza. E così nel 2004 la Chiesa cattolica ha preso 936 milioni di euro: ma quanti di questi soldi sono il frutto di una precisa scelta, e quanti invece vengono da questa attribuzione figurativa?». Conclude il senatore Ds: «In tutta l’Europa, gli stati si vanno laicizzando sempre di più mentre da noi si marcia nella direzione opposta. Oltre all’otto per mille, ci sono anche i finanziamenti pubblici alle scuole private e l’inserimento in ruolo degli insegnanti di religione. Ecco perché farò una proposta di legge affinché l’otto per mille che non viene esplicitamente indirizzato alle Chiese rimanga allo Stato».
Dino Martirano sul Corriere della Sera

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