Il settimanale “Internazionale” pubblica, nel numero in edicola, un bellissimo articolo di Lee Marshall, intitolato, per l’appunto, “Funerale nell’hangar”. Racconta Marshall: “Sabato scorso sono andato ai funerali di un’amica italiana scomparsa prematuramente: una donna straordinaria e forte. E atea convinta. Ha scelto di essere cremata e quindi la cerimonia si è svolta al cimitero Flaminio, l’unico di Roma – e del Lazio – ad avere un forno per la cremazione. Ci riuniamo in una specie di parcheggio di fronte a un edificio che sembra un magazzino industriale. Dopo un po’ entriamo. L’interno è brutto: ci sono una ventina di bare accatastate sugli scaffali in attesa della cremazione. […] Siamo tutti divisi tra il dolore per la mancanza di una persona amata e l’orrore per il posto in cui ci troviamo. […] Quel che mi rattrista è il modo in cui in Italia la cultura laica, garantita dalla costituzione, è costretta a giocare ancora in difesa durante quei tre riti di passaggio che sono la nascita, il matrimonio, la morte. Sabato scorso, in quel capannone, ho avuto la netta impressione che nel subconscio nazionale resta l’idea che chi sceglie un funerale laico deve essere in qualche modo punito. Che l’essere ateo deve essere motivo di imbarazzo invece che di orgoglio – come lo è per me, e come lo era per la mia amica scomparsa. […]
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