Siamo, tutti noi dell’UAAR, avviliti ed arrabbiati. Non possiamo prendere in giro nessuno e dobbiamo riconoscere che l’esito del referendum è stato disastroso. Non bastano il trucco dell’astensione, la data balneare, il quorum gonfiato dagli italiani all’estero e la spudorata violazione della segretezza del voto a giustificare questo risultato.
La Chiesa cattolica si è dunque presa la rivincita sulle sconfitte subite sul divorzio e sull’aborto. Se l’è presa in una società sempre più secolarizzata, e molto presto la vedremo avanzare nuove perentorie richieste per conformare lo Stato alla sua etica clericale.
Ripartire sarà durissimo. Sarà difficile contare sui politici laici, che non sono riusciti a mobilitare il proprio elettorato e rischiano di diventare ancora più arrendevoli con le gerarchie ecclesiastiche. Sarà più difficile fare affidamento sul mondo della cultura, che sembra incontrare grandi difficoltà nel mantenere la propria indipendenza di pensiero. E sarà ancora più difficile il rapporto con i cattolici, che non hanno saputo condividere un percorso laico di reciproco riconoscimento e vogliono imporre a tutti la loro etica.
Ripartire è tuttavia necessario: è impossibile accettare uno stato di cose inaccettabile. Per gli atei e gli agnostici italiani, una minoranza già discriminata, si apre ora una difficile fase di lotta per i diritti civili. I primi segnali di diffusione di una tale consapevolezza sono già visibili, e sono rappresentati dal fragoroso aumento di accessi al sito, contatti e iscrizioni alla nostra associazione. Insieme, sarà possibile avviare una nuova stagione di impegno, anche in sede europea, per l’uguaglianza di tutti i cittadini.