Due giorni prima il cardinale Camillo Ruini chiedeva ai cattolici «la più grande compattezza» sul fronte del non voto e l’8 marzo Romano Prodi pronunciava parole che Oltretevere devono aver udito come una sfida: «Sono un cattolico adulto e andrò a votare». Quella sera, dal palco di un comizio, il Professore non parve ai presenti troppo preoccupato per la reazione del «don Camillo» che 35 anni prima lo aveva unito in matrimonio con Flavia Franzoni. «Sui valori», replicò indirettamente Prodi a Ruini, «mi sento tranquillissimo». A leggere con un pizzico di malizia la prima pagina di Avvenire di ieri, il mondo della Chiesa non ha dimenticato. Il titolone in nero Un’Italia adulta ribalta le parole di Prodi e il «74,1%» stampato in rosso a caratteri cubitali dice il numero degli elettori che, a differenza del Professore, non sono andati alle urne. «Non è stata una scelta polemica» assicura un po’ seccato il direttore Dino Boffo, eppure al quartier generale ulivista il messaggio è arrivato. Nello staff del Professore c’è chi sdrammatizza e si appella al ’96 – quando la base cattolica votò per Prodi a dispetto di una Cei che non gradiva le «affrettate semplificazioni» dell’Ulivo – e chi invita a non sopravvalutare il peso delle gerarchie vaticane. La senatrice Marina Magistrelli invece, che come Arturo Parisi, Franco Monaco e altri superprodiani viene dall’Azione cattolica, non sottovaluta: «Il fatto che anche Ruini, come Rutelli e Avvenire , tenti di dare al referendum una valenza politica, conferma che c’è un disegno». […]
L’articolo di Monica Guerzoni è sul sito del Corriere della Sera