Nord/Sud, città/campagna, centro/periferia: la geografia elettorale disegnata dai risultati del referendum ci restituisce tutte le tradizionali fratture che hanno segnato la storia del nostro Paese. Per una sorta di avvincente paradosso cronologico, nell’Italia della più compiuta modernità economica e culturale sembrano riaffiorare antiche contrapposizioni, insediamenti territoriali che riecheggiano quelli degli schieramenti che si fronteggiarono nel processo risorgimentale, un’Italia di minoranza, laica e di sinistra, irriducibilmente separata dall’Italia profonda, cattolica e moderata. […] Ora che un italiano su quattro sia disposto a mettersi in gioco in una partita che si è giocata su valori del tutto svincolati dagli interessi materiali, si riconosca in una tradizione marcatamente laica, riscopra le ragioni identitarie della sua appartenenza politica, è comunque un dato di grande interesse: è come se la vecchia, esigua minoranza «azionista» degli esordi della nostra Repubblica sia diventata oggi un’attiva e consapevole minoranza «di massa». […] Se l’Italia laica per convinzione è una minoranza, l’Italia secolarizzata per interesse è una larga maggioranza.
L’articolo di Giovanni de Luna è sul sito della Stampa