La ricerca genetica e, in particolare, l’uso delle cellule staminali umane, sollevano questioni etiche e religiose che, in Paesi come Stati Uniti e Italia, si traducono in limiti o addirittura divieti alla sperimentazione. La scienza onnipotente spaventa, l’inquietudine per le nuove possibilità di manipolare la vita umana è sempre più diffusa. Ma, a giudicare dal numero di imprese e laboratori che si sono messi a lavorare su questo fronte e dai 3.000 brevetti già registrati, industria e scienziati sembrano convinti che queste paure non freneranno la crescita e che i vincoli politici e amministrativi prima o poi cadranno: quando sarà pronta una medicina efficace contro una malattia oggi incurabile, ci rifiuteremo davvero di utilizzarla perché nella sua sperimentazione sono stati distrutti alcuni embrioni umani? Quasi ventimila operatori del settore delle biotecnologie provenienti da 62 Paesi in questi giorni affollano Filadelfia, dove è in corso Bio 2005, il summit mondiale delle tecnologie del settore: si discute soprattutto delle potenzialità delle cellule staminali, alle quali sono dedicati ben sei seminari. […] Mentre è certo che ora in questa nuova «corsa all’oro» delle tecnologie avanzate un ruolo di primo piano l’avrà la California che sta attraendo ricercatori da tutta l’America, grazie al referendum col quale il governatore Arnold Schwarzenegger, pur essendo repubblicano e sostenitore di Bush, ha aperto le porte del suo Stato al finanziamento pubblico della ricerca sulle staminali. Seguito a ruota dal governatore del Massachusetts che non può permettersi di lasciare i suoi grandi atenei – dal Mit ad Harvard – in una situazione di grave svantaggio. Un altro dato che appare evidente è che, referendum o non referendum, l’Italia (che pure ha le sue eccellenze) è tagliata fuori anche da questo settore delle nuove tecnologie: oltre a Usa, Giappone, Australia e Gran Bretagna, i protagonisti, a Filadelfia, sono infatti Cina, Corea del Sud, Brasile, Svezia, Israele. Ci sono anche Germania e Francia, ma con un peso inferiore a quello che la loro storia nel settore chimico-farmaceutico farebbe immaginare. E poi gli indiani, i cui 50 delegati, più che di cellule staminali, parlano dei medicinali generici che le loro industrie sono ormai in grado di produrre a prezzi bassissimi. […] Ieri l’ex governatore di New York Mario Cuomo – democratico e cattolico – dalle pagine del New York Times ha invitato il presidente a prendere atto di rappresentare, in questa circostanza, una posizione fortemente minoritaria e a non porre un veto sulla base di convincimenti religiosi. Gli ha poi proposto di affidare le questioni di ordine etico a una sorta di «Task Force per la Vita e la Legge», un consiglio di esperti come quello creato nello Stato di New York nel 1985 per affrontare problemi come l’eutanasia o le nuove tecniche riproduttive. Anche se è alla ricerca di una «exit strategy», è difficile che Bush segua questo consiglio.
L’articolo di Massimo Gaggi è sul Corriere della Sera