[…] Casini si è spinto più in là di Buttiglione, che intervenendo subito prima aveva evocato «l’ispirazione religiosa della politica». Ha pagato il suo tributo alla laicità dello Stato, dandola per scontata, annotando che «i figli di De Gasperi» non devono dimostrare nulla a nessuno. Ma poi ha evocato la riconquista cattolica della società, rivendicando il referendum come una vittoria; ottenuta non solo con la difesa di una legge ma soprattutto con l’affermazione di un baricentro di valori, doveri, limiti. Durissime le parole contro le leggi Zapatero, definite «non progressiste ma conservatrici e reazionarie», in quanto dirette a favorire «i più forti», che sarebbero gli omosessuali, al danno dei «più deboli», i bambini; a soddisfare un diritto contronatura, la paternità e la maternità dei gay, a discapito di un diritto naturale, l’affetto di un bambino per un padre e una madre. […] Il «partito valoriale» di Casini, il suo grumo di princìpi neocattolici, è saldamente ancorato a due personaggi, Wojtyla e Ratzinger. In un turbinio di riferimenti storici – la presa della Bastiglia e il crollo del Muro, la rivoluzione americana e la Rerum Novarum -, tra i suoi brevi cenni dell’universo, i «fenomeni migratori», la «crisi dell’identità occidentale», la tecnologia e la ricerca esasperate sino alla «fabbrica dell’uomo», l’unico punto saldo è il papato. Casini ha raccolto la sfida di Prodi, si è detto lui pure un cattolico adulto, ha citato Gesù Cristo («date a Cesare…»); ma si è pronunciato contro lo Stato senza Dio e senza religione, la Costituzione europea senza radici cristiane, le scuole senza crocefisso e le islamiche costrette a rinunciare al velo. Si è quasi commosso, ricostruendo l’identità dei cattolici in politica. […]
L’articolo di Aldo Cazzullo si trova sul sito del Corriere della Sera