Fini, autocritica sul referendum

La notte porta consiglio, si dice. E così la frattura che sabato sembrava insanabile, ieri si è ricomposta. Gianfranco Fini ottiene la fiducia del partito, che approva quasi all’unanimità la replica finale, e a sua volta dà il via libera all’ordine del giorno unitario presentato dai leader delle correnti dopo un’estenuante trattativa. […] Fini lascia per ultima la questione spinosa: «La scelta referendaria sulla libertà di coscienza era sbagliata nel modo in cui l’abbiamo presa. Avremmo dovuto riunire il partito e, dopo averne discusso, forse saremmo arrivati alla stessa conclusione». Insomma, par di capire che «l’errore» non è stato tanto la libertà di coscienza in sé, quanto il modo in cui ci si è arrivati, «il metodo» appunto. Comunque sia, Fini vuol buttarsi tutto alle spalle: «Bisogna prendere atto del risultato e archiviare questa fase». Che fosse questo lo scoglio più grande sulla strada dell’unità lo conferma la travagliata genesi dell’ordine del giorno comune, che più volte ha rischiato di finire nel cestino della carta straccia. […]
L’articolo di Livia Michilli si trova sul sito del Corriere della Sera

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