Impossibile negarlo. La destra italiana sta per conoscere la sua controrivoluzione copernicana. Cioè il passaggio dallo pseudoliberismo aziendalista, populista ed edonista – che illuse gli «spiriti animali» di mezza Italia – al Neoconfessionalismo clericale e familista. Vischioso e protettivo, centrista e neointegrista. Alla nuova Dc antidegasperiana e dorotea. È la nuova Dc di Casini. Che ha nella Chiesa di Ratzinger, nel Vangelo e nel Crocifisso i suoi pilastri. […] Una democrazia è innanzitutto involucro di valori minimi comuni. Dentro cui la dignità di ciascuno possa esprimersi ed affermarsi. E quei valori sono tra l’altro la libertà di scegliersi un progetto di vita, un certo tipo di famiglia, una maternità consapevole. Il diritto di vivere in uno stato che non assegni ad una determinata confessione un privilegio forte e dirimente, su educazione, bioetica, organizzazione della solidarieta, o ripartizione dei fondi dell’8 per mille, come scandalosamente avviene in base ad una legge che premia la Chiesa cattolica oltremisura, penalizzando le minoranze religiose. […] E allora, altro che Pera come «pensatore di straordinario valore», come afferma Pierferdinando Casini, confondendo pensiero e giaculatorie. Come potrebbe essere un «pensatore», e finanche «straordinario», un Presidente del Senato (anticlericale pentito senza dirlo) il quale intima al liberalismo di «essere cristiano». Accusando un pensatore vero, come Benedetto Croce, di essere stato «pigro» per aver sostenuto solamente il suo «non potersi non dire cristiano». […] Domanda: che fa l’opposizione? Sta a guardare? Si illude di potersi accomodare sui cocci di un Berlusconi dato per spacciato? Oppure è tempo di darsi una mossa, per contrastare a tutto campo la sovversione della nuova destra clericale? E son domande rivolte sia all’intera sinistra, riformista e radicale. Sia al cattolicesimo politico democratico, che è ormai il fulcro della Margherita, a rischio di essere travolto dall’appeal integralista, malgrado le benemerenze referendarie. Non bastano più i distinguo e l’appello alla buona creanza delle regole. Occorre reagire, in grande stile. E ancora una volta sui princìpi della libertà repubblicana. Prima che sia tardi.
L’articolo di Bruno Gravagnuolo si trova sul sito dell’Unità