Cricket, Corano e bullismo: i quattro di Leeds

La fabbrica delle bombe è uguale a tutte le altre case. I soliti mattoni rossi, una distesa di abitazioni a un piano, un piccolo prato comune. I quattro terroristi si davano appuntamento qui, al numero 23 di Alexandra Grove, nel centro di Hyde Park, il vero quartiere pakistano di Leeds. […] I terroristi della porta accanto, dunque. Ragazzi e uomini che sono come le case che abitavano, indistinguibili uno dall’altro. Ma alla piccola moschea di Hardy street, dove erano di casa i due amici Shehzad e Hasib raccontano della loro ricerca per una dottrina islamica più radicale. «Andavano a Luton e tornavano con preghiere registrate», dice il vice imam Tawir Hussein. Che tipo di preghiere? «Molto aggressive». […] Eppure, questi personaggi diversi ma simili nella biografia innocua, quasi ogni sera si mettevano in macchina e facevano 175 chilometri per pregare nella moschea di Luton. Lo sapevano tutti. «Cercavano le parole che qui non trovavano», dice l’imam Mumir Shah. Luton è un postaccio. Una brutta città di 184 mila abitanti, il 18 per cento dei quali musulmani. È il posto dove il predicatore Omar Bakri Mohammed recluta militanti per la sua organizzazione estremista. Il suo feudo. A Dunstable road, il quartiere dove sorge la moschea, gli islamici sono decisamente meno affabili che a Leeds. «È un posto pericoloso per tutti – ammette l’Imam Shah -. Parole e azioni fuori controllo». Forse, è quello che cercavano gli aspiranti terroristi della porta accanto.
L’articolo di Marco Imarisio è stato pubblicato sul sito del Corriere della Sera

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