[…] Opposta la reazione dei radicali: qui, si dice di temere un integralismo cattolico che farebbe da pendat a quello tanto criticato dei paesi islamici. Capezzone osserva che «se la Chiesa vuole agire da attrice politica a tutto campo, con tanto di indicazioni politiche e di entrate a gamba tesa anche sul piano elettorale, allora sarebbe logica conseguenza rinunciare al Concordato. Non si può avere – sottolinea – la botte piena dell’ingresso nell’agone politico-elettorale – aggiunge Capezzone e (insieme) la moglie ubriaca dei privilegi concordatari». Poi, l’esponente radicale dice di trovare «insidiosa» la tesi del del Cardinale «per cui bisognerebbe passare ad una ‘compenetrazione’ tra la sfera religiosa e quella giuridico-civile. Chi stabilisce forme e limiti di questa “compenetrazione”. E perché tale “compenetrazione” dovrebbe essere ammessa da noi e respinta altrove: mi pare che tutti, giustamente – non vorremmo al potere le teocrazie islamiste». Quindi, Capezzone ribadisce che «la laicità degli ordinamenti e la separazione (Tocqueville insegna) tra principi religiosi e regole statuali rimane un ancoraggio sicuro e, insieme, la migliore tutela contro il doppio rischio della clericalizzazione degli Stati (qui come nel mondo arabo) e della parastatalizzazione delle Chiese».[…]
Fonte: il Gazzettino