«Allora ti sposi? A Madrid, ad Amsterdam, con rito buddista, in una comunità di base religiosa?». «Sarà una sorpresa, non vediamo l’ora, verrai, no?». «Sì certo, ma come siamo cambiati! Ricordi quando scendevamo in piazza per distruggere la famiglia?». A sposarsi sono gay e lesbiche, mentre gli amici etero di sinistra che non si sono sposati li guardano perplessi. E quelli di destra scuotono la testa, se sono amici, altrimenti attaccano ogni richiesta di diritti assimilandola a «capriccio». Dopo il ’68, dopo il Femminismo, le nozze nel 2005 sono diventate un gesto ribelle ma solo se omosex? Insomma, qual è, se c’è, la portata eversiva di un istituto, che prima era tanto criticato, e oggi è diventato strumento di lotta o di affermazione? E, poi, il matrimonio e le convivenze in Italia sono ancora quelle del secolo appena trascorso?
«Sono per il matrimonio e le adozioni ai gay», dichiara Daniele Scalise, giornalista e scrittore, che ha firmato un articolo sul Foglio dal titolo eloquente: «Zapatero ti amo! Madrid festeggia la morte dell’eccezione omosessuale». Il senso è chiaro: nessuna eversione, ma la possibilità per i gay di fare ciò che prima non facevano, perdendo lo status di contestatari. […] Torna il concetto di uno Stato laico che non impone modelli, ma offre diverse soluzioni, togliendo lo scettro alle nozze. O alleggerendole, come ha fatto Zapatero, aprendo ai gay e varando divorzi brevi. Perché è indubbio: le convivenze in Italia sono cambiate. Se ci fosse la «flessibilità delle unioni», cioè risposte di legge adeguate a domande emergenti, – Pacs, nozze, e non solo – ciascuno potrebbe scegliere, sapendo che, se si vuole, si può chiamare lo Stato ad essere garante di diritti e doveri entro una cornice «robusta» nel caso delle nozze, o più leggera se si tratta di patti di solidarietà. Sapendo, ancora, che si possono regolare anche unioni più allargate, che potremmo chiamare cooperative di solidarietà. Sarebbe eversivo? […]
L’articolo di Delia Vaccarello è stato pubblicato sul sito dell’Unità