Palermo, le suore non gradiscono la foto, e si danno al vandalismo

Suor Punya ha l’espressione di un bambino beccato con le mani nella marmellata. Una suora, si sa, non dice certo le bugie. E lei, che è la madre superiora dell’ordine di Madre Teresa di Calcutta di Palermo, confessa subito. «Non potevo accettare che quell’immagine fosse stata appesa proprio a casa nostra». Si tratta di una delle gigantografie del fotografo David LaChapelle che da ieri vestono le pareti della Kalsa. Il convento, che si trova proprio al centro di piazza Magione, è diventato cornice di una delle immagini dell’artista americano: una donna dai capelli biondissimi, con indosso solo un paio di jeans, si cinge il seno con le braccia. Le labbra sono rosso fuoco e lo sguardo provocatorio. Per le suore di Madre Teresa è davvero troppo. «Capisco le ragioni dell’arte – dice la madre superiora – ma appendere una foto dal chiaro messaggio sessuale sulla parete di un convento è inaccettabile». Così, ieri mattina, le suore hanno deciso di protestare. Pennelli alla mano, si sono arrampicate su una scala e hanno danneggiato l´immagine: prima l´hanno strappata nella parte inferiore, poi l´hanno imbrattata con una vernice azzurra. «Non volevamo arrivare a tanto – continua – ma non ci hanno dato scelta. Quando i tecnici la stavano montando, ho provato a spiegare loro che non era il posto giusto, ma mi hanno risposto che eseguivano degli ordini e che la struttura del convento era di proprietà comunale». […] La gente del posto, però, non la pensa così. «Non mi sembra un´immagine scandalosa – dice Giusy, una giovane mamma che vive in piazza Magione – Le suore hanno esagerato». Incalza Maria: «In fondo si capisce che sono foto fatte apposta per incuriosire. Non ci trovo niente di male». Anche il signor Giuseppe è d´accordo: «L´arte è arte». […] Una nuova gigantografia della foto, quindi, sarà sistemata da un´altra parte. La vecchia ormai è da buttare. Chi danneggia un bene che, in qualche modo, diventa pubblico potrebbe essere denunciato. Ma le suore sono già state perdonate. «Non possiamo credere siano state loro – concludono gli organizzatori – Comunque non verrà denunciato proprio nessuno».
L’articolo di sara Scarafia è stato pubblicato su Repubblica (ediz. Palermo) e su Kataweb

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