La battaglia è cominciata e stavolta Bush difficilmente potrà chiuderla con un colpo di mano.
Il suo nome per la Corte Suprema, quel John Roberts che strategicamente sposterà a destra – e per parecchi decenni – gli equilibri del massimo organo di garanzia americano, è infatti finito nel mirino delle associazioni pro-aborto. Che ieri hanno inaugurato una campagna in grande stile per convincere i senatori – che in ottobre dovranno pronunciarsi sulla sua nomina – a respingerla. L’accusa è pesante: in qualità di giudice, Roberts avrebbe favorito con le sue sentenze i gruppi antiabortisti più violenti, protagonisti di attacchi alle cliniche dove si pratica l’interruzione volontaria di gravidanza. Compresa la famigerata Operation Rescue, operazione salvezza, organizzazione fondata nella seconda metà degli anni Ottanta da Randall Terry, con l’obiettivo di ostacolare gli aborti, assediando le cliniche e intimidendo medici e infermieri. La Naral Pro-Choice America ha dunque preparato un video che in questi giorni verrà trasmesso dai network nazionali e locali, in cui si chiede ai senatori di fermare la corsa di Roberts. Lo spot ha per protagonista Emily Lyons, direttrice di una clinica di Birmingham, attaccata nel 1998 dagli antiabortisti. La donna, rimasta seriamente ferita da una bomba esplosa all’ingresso dell’istituto, si rivolge ai telespettatori per spiegare che «l’America non può permettere che con Roberts si affermi una giustizia la cui ideologia giustifica la violenza contro altri americani». […]
L’articolo di Stefania Podda è stato pubblicato sul sito di Liberazione