Il Guardian ha pubblicato un interessante articolo di Tim Radford, dal titolo “Study refutes faith in silent majority”. Radford presenta i risultati di un recente studio dell’Università di Manchester, secondo il quale le persone che credono sono oggi in numero minore a quanti aderiscono a una confessione religiosa organizzata, smentendo così la tesi cara a Grace Davie del “believing without belonging” (“credere senza appartenere”). Lo studio si sofferma poi sul ruolo che giocano i genitori nelle scelte religiose dei figli: risulterebbe che da una coppia animata da forti sentimenti religiosi, solo il 50% dei figli continuerebbe a credere. Al contrario, una coppia non religiosa non avrebbe particolari problemi a passare ai figli la propria mancanza di fede.
Lingue disponibili
Articoli recenti
- Lo sport è una fucina di pseudoscienza?
- Buona Festa della Repubblica
- Otto per mille allo Stato, la pubblicità che non vedremo
- Buone novelle laiche
- La clericalata della settimana, 22: bando per la cooperazione internazionale aiuta solo le minoranze cristiane
- Panico morale e “think of the children argument”: parliamone