Gilles Kepel e la laicità nei paesi europei

Repubblica ha pubblicato oggi un editoriale del noto sociologo francese Gilles Kepel. Tema del suo intervento: la politica di Tony Blair nei confronti dell’Islam. Kepel ricorda la “politica del Londonistan” voluta da Blair: accoglienza di islamisti radicali in cambio di mancati attacchi sul territorio del Regno Unito. Questa strategia è oggi fallita: In effetti, per un decennio la Gran Bretagna è stata risparmiata, ma non senza aver pagato un prezzo: quello di lasciare libero corso a un discorso radicale… Una predicazione che ha incitato i giovani, benché cittadini britannici, al rifiuto totale dell’identificazione con il Regno Unito.
Kepel si sofferma poi sulla crisi che attraversa il multiculturalismo in Olanda, dopo l’assassinio del regista Theo Van Gogh, e ricorda la netta alternativa presentata da David Hayes sul sito Open Democracy: laicità radicale o riconoscimento della sovranità alle comunità religiose, a cui verrebbero attribuiti i mezzi per far rispettare la legge al proprio interno?
Il sociologo ricorda infine la buona tenuta della laicità in Francia dove, nonostante la comunità islamica sia più numerosa che al di là della Manica e la separazione tra Stato e Chiese sia molto più netta, non si sono verificati attentati e la stessa comunità musulmana ha contribuito alla liberazione di due giornalisti rapiti. Anche se, ricorda infine Kepel,
non c’è nulla di acquisito, neppure nella Repubblica laica. Ma […] dopo il tonfo della Costituzione, è ora che l’Unione europea affronti a tutto campo questa problematica sulla quale si gioca una parte del suo futuro.

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