In uno Stato simile, la democrazia dovrà inchinarsi ai rabbini. La Knesset, il governo, la Corte suprema potranno continuare a esistere a patto che i rabbini ne approvino le decisioni. I coloni credono che quando la Grande Israele sarà diventata un’entità religiosa e una «Nazione Santa», verrà il Messia e si compirà la completa redenzione del popolo ebraico. Nell’immaginazione dei coloni non c’è posto per i palestinesi, se non nel ruolo di servi umili e riconoscenti lavoratori. Nell’immaginazione dei coloni non c’è posto per me, non c’è posto per uno Stato di Israele laico e moderno. Chi mi è amico e io siamo «fuori», se non ci pentiamo. Almeno, ci si aspetta che non ci opporremo alla costruzione di nuovi insediamenti e all’espansione di quelli già esistenti. Se noi israeliani laici rinnegheremo noi stessi, i coloni ci inonderanno di amore fraterno. Se però ci ostineremo a sostenere una diversa idea di Israele, non saremo che traditori, amici degli arabi, nazisti.
Anche noi, però, abbiamo un sogno per Israele, del tutto diverso da quello dei coloni. Desideriamo vivere in pace e libertà, non sotto il giogo dei rabbini, né del Messia, chiediamo di essere guidati da un governo eletto. […] La battaglia di Gaza non è una battaglia tra l’esercito e i coloni, né tra falchi e colombe. No, è una battaglia tra Chiesa e Stato (per essere più precisi, tra Sinagoga e Stato). Molte nazioni hanno dovuto affrontare la questione: quali dovrebbero essere ruolo e peso di religione e clero nella guida di un Paese? Alcuni Stati hanno trovato la soluzione secoli fa. Altri non hanno mai smesso di cercarla. I Paesi musulmani, ad eccezione della Turchia, non hanno neanche iniziato. In questi ultimi giorni a Gaza abbiamo assistito a quella che un domani, a posteriori, potrebbe apparirci la prima battaglia tra Sinagoga e Stato nella storia di Israele, la prima occasione di fare chiarezza sul significato dell’Ebraicità dell’unico Stato Ebraico. Siamo, prima e soprattutto, una religione o una nazione? In questa prima fase sembra che la componente laica, razionale, pragmatica di Israele stia dolorosamente prevalendo su quella impregnata di fanatismo. Non dimentichiamo, però, che si tratta solo di una prima tappa. […]
L’editoriale di Amos Oz è stato pubblicato sul sito del Corriere della Sera