[…] Un’operazione del genere (che lo stesso Berlusconi ha spesso vagheggiato, non potendola però incarnare sino in fondo per gli stessi tratti costitutivi della sua personalità e della sua storia) appare però di ardua realizzazione. I valori cattolici, nel senso forte rilanciato dai teocons, sono con ogni probabilità (il risultato del referendum non inganni) largamente minoritari nella società italiana, compresa l’area moderata, mentre, nella loro accezione più ampia e solidaristica, sono in larga parte trasmigrati nell’opposto campo politico. E non è detto che la Chiesa ratzingeriana sia sempre incline a privilegiare i primi rispetto ai secondi: non è così, ad esempio, in tema di rapporti interreligiosi e di multiculturalismo. Un dato è comunque certo: il riferimento religioso, soprattutto in un paese di antica tradizione cattolica, costituisce ancora una risorsa importante in politica. Ma da tempo non è immediatamente traducibile in opzioni politiche, come avveniva (con eccezioni importanti ma numericamente esigue) al tempo in cui la Chiesa disponeva di un’influenza amplissima e capillare e poteva contare su eserciti militanti numerosi e compatti. L’Italia di oggi è imparagonabile con quella di cinquanta o sessant’anni fa. E non è un paradosso ricordare che un contributo non trascurabile alla sua secolarizzazione è venuto proprio dall’attuale leader del centro-destra.
L’articolo di Giovanni Sabbatucci è stato pubblicato sul sito del Messaggero