[…] Pera, quando sposa (volta per volta) una tesi, ci mette tanta enfasi da far dire a Francesco Storace: «Sembra un concorrente dell’isola dei focosi». È il suo guaio: le piroette si notano di più. Prima di essere più papista del Papa e più ciellino dei ciellini, il figlio del vecchio ferroviere insofferente alla rigidità coerente dei binari è stato il più giustizialista dei giustizialisti («Il garantismo, come ogni ideologia preconcetta, è pernicioso») e poi il più laicista dei laicisti («Per esser anticlericali bisogna sentir la dignità della propria identità») e il più garantista dei garantisti. E poi il più fiero avversario dell’inserimento delle radici cristiane nella carta Ue («Non dobbiamo infilare Dio nella Costituzione europea o inseguire su tutto le posizioni della Chiesa») e il più fiero fustigatore di chi non l’aveva infilata: «Abbiamo rimosso la nostra identità giudaico-cristiana». E l’accanito teorico della fecondazione assistita («Davvero monsignor Sgreccia vuol farci credere che prelevare il seme in un modo o un altro è moralmente rilevante? La morale dipende da come si eiacula?») e poi l’accanito censore dei referendari sconfitti «che hanno provato a dare un violento colpo di forbice ai valori e sono ancora lì che si accarezzano la guancia per lo schiaffo ricevuto». […]
L’editoriale di Gian Antonio Stella è stato pubblicato sul sito del Corriere della Sera