Tra le donne di 35 anni o piu’ la diagnosi preimpianto e’ fondamentale per abbassare il tasso di aborto spontaneo con la fecondazione in vitro. È quanto risulta dallo studio pubblicato sulla rivista Fertility and Sterility, condotto negli Stati Uniti da Santiago Munne, della Reprogenetics.
Il tasso di interruzione della gravidanza osservato se si fa diagnosi preimpianto e’ del 12%, contro il 44% atteso senza la selezione degli embrioni privi di anomalie cromosomiche. Molte donne che si sottopongono a interventi di fecondazione in vitro possono andare incontro a ricorrenti perdite dell’embrione impiantato e questo e’ vero soprattutto per donne dai 35 anni in su. Dietro l’aborto spontaneo ricorrente ci possono essere molti fattori, ma sicuramente uno che influisce molto e’ la salute dell’embrione prodotto in vitro. Infatti, soprattutto per le over-35, gli embrioni prodotti con la fecondazione in vitro sono spesso affetti da anomalie cromosomiche, quindi sono meno vitali e dopo il trasferimento in utero si impiantano difficilmente o, pur impiantandosi, non vanno avanti fino al termine dello sviluppo. Con la diagnosi preimpianto si possono selezionare gli embrioni sani scartando quelli che con alta probabilita’ non ce la faranno o che potrebbero portare alla nascita di un bimbo gravemente malato. […]
Fonte: Yahoo! Notizie
Peccato che, in Italia, la diagnosi pre-impianto non sia ammessa, da quando è stata introdotta la famigerata legge 40. Sulla legittimità della questione si attende ora il pronunciamento della Corte Costituzionale, chiamata in causa da un’ordinanza del Tribunale di Cagliari, in seguito al ricorso di una coppia di genitori portatori sani di Beta-talassemia.